Alle 22.39 del 9 ottobre, mentre nei bar di Longarone la gente assisteva in tv alla partita di Coppa Real-Glasgow, venne meno all'improvviso la corrente elettrica, e iniziò a tirare un vento forte, quasi bagnato.
In quei giorni, da quando la Sade aveva iniziato ad abbassare l'acqua dell'invaso - favorendo, si capì poi, lo scivolamento della montagna - la paura serpeggiava nei paesi.
C'erano continui movimenti di materiale dal monte Toc, la conformazione dei terreni cambiava a vista d'occhio, gli abeti nei boschi si piegavano verso valle.
L'enorme frana di 260 milioni di metri cubi di roccia e fango si era staccata dal monte Toc e stava precipitando nel bacino sottostante, creando un'onda di 250 metri d'altezza che, in parte, sbattè e risalì sulla montagna opposta, 'piallando' la parte bassa di Erto e Casso, in parte si lanciò verso la diga, la scavalcò, e con la forza di 30 milioni di metri cubi d'acqua in viaggio a 80 chilometri orari piombò su Longarone.
Chi ha calcolato quella velocità, ha stimato che quello 'tsunami' abbia impiegato 4 minuti per raggiungere la valle del Piave.
I morti furono 1.910, 460 dei quali bambini sotto i 15 anni. A Longarone, che contò 450 vittime, 305 famiglie scomparvero completamente. Gli altri morti si contarono a Codissago e Castellavazzo (109), Erto e Casso 158, mentre 200 furono le vittime originarie di altri comuni.
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