BIELLA - un dipinto riscoperto solo nel 1957, a fianco ( ESTERNO ) dell’antica porta laterale della chiesa di Santa Maria, oggi trasformata in cattedrale, ci restituisce un’immagine del Cristo sofferente per colpa degli esseri umani .
Il corpo del Salvatore è stretto da ogni lato nella morsa degli attrezzi tipici dei lavori manuali più largamente praticati al momento della realizzazione dell’opera (siamo all’altezza del 1460-65).
Vediamo coltelli, forbici, asce, mannaie, punteruoli, rastrelli, forconi, zappe che si dispongono a raggiera intorno all’uomo della Passione.
In molti casi, sulle sue carni innocenti le punte degli attrezzi arrivano a incidere, facendo fuoriuscire flutti di sangue che si mescolano a quello delle canoniche piaghe della crocifissione. Sul davanti, il petto è coperto da grandi cesoie, che Cristo stesso sorregge con le braccia stese in segno di ormai vana difesa.
“Cristo dei lanaioli”?
In realtà si vede che tra la figura di Cristo e il mercante non c’è simbiosi armoniosa: dal banco di lavoro di quest’ultimo si diramano linee che sono come frecce infitte negli arti inferiori del Redentore.
Tra i piedi che ostentano la foratura dei chiodi, in aggiunta, un mazzo di carte da gioco imprime una ferita ulteriore ai calcagni.
Mentre, sul lato destro, da una coppia di danzatori con il tamburello partono strali che, a loro volta, fanno sanguinare il corpo oggetto di offesa impietosa.
Salendo si vedono strumenti di lavoro che colpiscono , ferendo il corpo del Cristo .
Immagini di ammonimento erano all’esterno delle pareti degli edifici sacri, in modo che restassero visibili a chiunque senza sosta, erano un proclama risoluto contro il rischio dell’appiattimento del flusso del tempo.
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