L’attitudine della giovane donna verso le tematiche sociali, politiche ed emancipazioniste viene colta da Archinti che la educa al socialismo.
Appena quindicenne si iscrive alla Società Generale Operaia di Mutuo Soccorso e, qualche anno dopo, alla locale sezione socialista. L’avvento del fascismo interrompe la militanza politica e Giovanna Boccalini si dedica alla costruzione di una sua famiglia con il ragioniere Giuseppe Barcellona, sposato nel 1925, dal quale ha un figlio e una figlia.
Nel 1927 la famiglia si trasferisce a Milano, in Piazzale Dateo. Agli inizi degli anni Trenta Giovanna Boccalini ottiene il ruolo presso la scuola di viale Romagna e si dedica a un’impresa pionieristica: la fondazione della prima squadra calcistica femminile in cui giocano le sorelle più giovani e di cui diventa commissaria.
Negli stessi anni, il marito viene condannato al confino alle isole Tremiti per circa diciotto mesi.
La morte precoce del primogenito e la caduta del fascismo convincono Giovanna Boccalini che è tempo di rinnovare il proprio impegno in ambito politico, sociale e per favorire l’emancipazione femminile: si iscrive al PCI e si impegna nella Resistenza fondando i Gruppi di Difesa della Donna e dirigendo Noi Donne, organo di stampa dei GDD milanesi.
A guerra conclusa viene nominata commissaria alla previdenza e all’assistenza, è membro del CLN lombardo come rappresentante dell’UDI (Unione Donne Italiane) e ottiene la nomina di assessora all’assistenza e all’infanzia al Comune di Milano nel 1946
. Nel 1949 affianca all’attività politica quella sindacale diventando vicepresidente dell’INCA (Istituto Nazionale Confederale di Assistenza) e successivamente diventa vicepresidente dell’INPS incarico che ricopre fino al pensionamento. Accanto all’attività politica e sindacale, Giovanna Boccalini non dimentica mai di dedicarsi alle donne, alla loro emancipazione e tutela, e all’infanzia.
Si spegne a Osnago il 24 giugno 1991
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