TORINO - La ricerca, la partecipazione, sono due tratti distintivi del museo, fin dall’inizio”, dice il direttore del Museo Egizio di Torino Christian Greco all’Italian Tech Week. Un intervento breve, senza nessun accenno alle polemiche politiche che, suo malgrado, lo vedono protagonista in questi giorni. Quindici minuti, densissimi di informazioni e di idee. “Al Museo Egizio lavorano una settantina di persone: di queste, oltre venti sono impegnate nella ricerca”, ci dice. "In tutte le università italiane sono solo 13". La ricerca ha molti scopi, ma uno sta particolarmente a cuore a Greco: ricostruire la “biografia dell’oggetto”, raccogliere quante più informazioni possibili sull’ambiente in cui è nato, sui motivi per cui è stato realizzato, sulle persone che lo hanno creato e lo hanno usato. “Un oggetto è un mezzo per avviare un dialogo tra chi ci ha preceduto e chi ci segue”, dice. E in questo la tecnologia gioca un ruolo fondamentale.
Parla del sarcofago di Butehamon, custodito all’Egizio: “È composto da una trentina di parti ricavate da altri sarcofagi, una pratica che a noi sembra bizzarra ma che all’epoca era piuttosto comune. E lo abbiamo scoperto con esami complessi, come la tomografia computerizzata, che ci fanno dato la possibilità di riconoscere materiali, lavorazioni, periodi diversi dei materiali. E poi, naturalmente, c’è un lungo lavoro di ricerca per contestualizzare i risultati delle analisi. Ma è importante notare come sia l’immaterialità a farci capire la materialità”. Sul tema ci sarà, a fine novembre, una conferenza internazionale all’Egizio, intitolata appunto Im/materialities. Che esplorerà anche il percorso inverso: come cioè, sia possibile ricreare in digitale un oggetto materiale per portarlo agli appassionati e agli studiosi di tutto il mondo.
Ma il museo ha una funzione sociale: deve essere aperto a tutti, "deve parlare di accesso alla cultura, deve essere un luogo di democrazia dove viene garantito il confronto dialettico che è il sale della crescita". E per questo, dice Greco, "Il museo è un luogo di per sé politico: usa il passato per costruire il futuro". Approfondisce ancora la missione dell'istituzione che da anni dirige con successo: "I musei sono un presidio di libertà, un luogo di frontiera dove l’articolo 3.2 della costituzione si attua. Un museo deve poter rimuove gli ostacoli che impediscono lo sviluppo armonico della personalità".
Un discorso così appassionato, così visionario termina su una nota ancora più alta, citando Platone: “La ricerca è il sale della vita, risponde a una domanda fondamentale che spesso dimentichiamo: quando un bambino cresce chiede il perché di tutte le cose, e noi dobbiamo coltivare quella curiosità e trasformarla in ricerca. È l’unica possibilità di capire chi siamo, non dobbiamo uccidere la curiosità che ci rende vivi. Platone direbbe che ci lega al logos, ossia al divino”.
( La Stampa )
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