Arriva la stagione delle vacanze e le compagnie ne approfittano per aumentare i listini della benzina e del gasolio, tanto sanno che gli automobilisti in partenza dovranno pagare comunque.
I petrolieri negano che sia in atto una speculazione, ma intanto i rincari in Italia sono un fatto oggettivo: in modalità “servito” la benzina è tornata a costare in media 2 euro al litro, mentre l’osservatorio Quotidiano Energia rileva che le quotazioni internazionali dei carburanti sono in leggera discesa e quindi non possono essere invocate a giustificazione.
Secondo un altro osservatorio, quello (ufficiale) del ministero dei Trasporti, sulla rete nazionale il prezzo medio praticato della benzina in modalità “self service” nell’ultima rilevazione è di 1,865 euro al litro (contro 1,860 nella precedente), con i diversi marchi compresi tra 1,855 e 1,879 euro al litro (nei distributori “no logo”, cioè non legati a determinate compagnie, si paga un po’ meno: 1,848).
I prezzi al consumo rischiano di aumentare ancora dal caro-carburanti, perché quasi tutte le merci che troviamo sugli scaffali dei negozi e dei supermercati, in una fase o nell’altra della produzione e della distribuzione, vengono trasportate su mezzi di trasporto che vanno a benzina o a gasolio, perciò i rincari al distributore hanno un effetto pervasivo sull’inflazione generale.
L’associazione di consumatori Codacons denuncia che «in alcuni settori, come gli alimentari e i trasporti, i listini continuano a mantenersi su livelli elevatissimi»,
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