li chiamano asini. Ciuchi. Somari.
Il tono utilizzato è spesso dispregiativo, sminuente, offensivo, denigratorio. Il sottotesto è corredato da un’aria di sufficienza e di superiorità. È evidente che chi utilizza la parola asino in maniera impropria non ha mai avuto la fortuna di incontrarne uno e di avere una relazione intima e profonda con uno di loro.
Oggi il lavoro dell’asino è stato in buona sostanza sostituito, almeno per quanto riguarda le attività agricole, dalle moderne tecnologie che lo starebbero mettendo a rischio di estinzione a patto che non si trovi il modo di perpetrarne l’uso nel tempo.
E allora ecco la soluzione che viene proposta: rivalorizzare l’asino all’interno dell’agricoltura sociale impiegandolo nelle attività didattiche e ricreative (come il trekking someggiato), come co-terapeuti all’interno di gruppi di lavoro o, come è stato definito, come tosaerba ecologico.
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