quante volte hai sentito parlare del Gran Premio di Formula 1 del Bahrein? E quante, invece, di Abdulhadi al-Khawaja?
Il rombo dei motori che sfrecciano nella capitale Manama rende impossibile ascoltare altro.
Come la voce di Abdulhadi al-Khawaja, tra i più noti difensori dei diritti umani dello stato del Golfo, arrestato nel 2011 con l’accusa di essere stato tra gli ispiratori delle proteste di massa contro il governo e condannato all’ergastolo.
Le torture fisiche, psicologiche e sessuali subite in questi anni non hanno piegato il suo spirito e, anche dal carcere, il suo impegno in difesa dei diritti umani è rimasto incessante. Il suo corpo, invece, è sempre più provato.
La sera del 28 febbraio è stato colpito da un’aritmia cardiaca. Trasferito all’ospedale militare, al-Kahawaja si è opposto fermamente all’obbligo di essere ammanettato e, per questo, è stato riportato in prigione senza essere visitato da un cardiologo.
Era davvero così pericoloso da dover essere ammanettato?
Questo è solo l’ennesimo caso di persecuzione e di intimidazione nei confronti di una persona innocente che da sempre porta avanti le sue battaglie in maniera pacifica.
Oggi, a 12 anni dal suo arresto e viste le sue precarie condizioni di salute, continuiamo a chiedere la sua scarcerazione immediata e senza condizioni.
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