Sono queste le conclusioni alle quali è giunta la Corte d’Appello di Roma che ha condannato – per discriminazione, appunto – il Comune di Verona a risarcire con 50mila euro l’Uaar, l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti.
La vicenda si trascinava dal 2013, quando l’organizzazione promosse una campagna pubblicitaria con manifesti che riportavano la scritta «Dio» con la lettera «D» barrata e lo slogan: «Dieci milioni di italiani vivono bene senza D.».
Milano a Bari, i cartelloni erano comparsi in tante città, ma a Verona l’autorizzazione ad affiggerli era stata negata dal Comune, all’epoca guidato dal sindaco leghista (di recente passato a Forza Italia) Flavio Tosi. Il motivo? Quel messaggio risultava «offensivo e potenzialmente lesivo di qualsivoglia religione».
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