PERUGIA - La verità sulla morte di Davide Piampiano è arrivata dal video della GoPro che portava con sé per documentare la battuta di caccia al cinghiale nella zona di Assisi e riversare i contenuti sui social. La microcamera che il 24enne di Assisi, calciatore del Viole e dj per passione, portata sopra la testa racconta che il colpo mortale che lo aveva raggiunto al petto l'11 gennaio scorso non era partito dal suo fucile ma, secondo gli inquirenti, dall'arma di Piero Fabbri, 56enne concittadino, amico di famiglia della vittima, che nel comune della provincia di Perugia è conosciuto come "il Biondo".
La ricostruzione portata avanti dai militari di Assisi, comandati dal capitano Vittorio Jervolino, e coordinate dalla procura diretta da Raffaele Cantone, sono passate anche per la prova dello stub, che ha rivelato tracce di polvere da sparo sugli abiti e sulle mani del 56enne di Assisi. La svolta alle indagini è arrivata dai filmati della microtelecamera che invece che finire come di consueto sul gruppo Instagram "Hunting dog Assisi," sono diventati un elemento fondamentale di prova per le indagini. Un fotogramma dopo l'altro, i filmati "crudi e drammatici" da cui, secondo gli inquirenti, emerge con certezza come lo sparo fatale non sia partito dalla carabina di Davide, ma da quella di un altro cacciatore. L'ipotesi è che il compagno di caccia abbia visto o pensato di vedere un cinghiale e abbia fatto partire il colpo .
Nessun commento:
Posta un commento
LASCIA UN TUO COMMENTO