MILANO MEDICINA DEMOCRATICA
COMUNICATO STAMPA
Milano, 5 dicembre 2022. Assume contorni decisamente sconcertanti la questione delle liste d’attesa nella sanità lombarda dopo le rivelazioni rese a Radio Popolare da una operatrice telefonica dell’Ospedale privato Multimedica, accreditato con il Servizio Sanitario regionale, nel corso della storica trasmissione “37e2” del 2 dicembre scorso, condotta da Vittorio Agnoletto: “Come Medicina Democratica – ha detto il Presidente Nazionale Marco Caldiroli – intendiamo verificare se le modalità operative poste in essere in questa struttura siano pratiche diffuse anche altrove, il che spiegherebbe, almeno in parte, per quale motivo ci siano liste d’attesa nel servizio sanitario pubblico anche di uno/due anni”.
Secondo quanto dichiarato infatti da “Elena”, i lavorator* dei call center del grande gruppo sanitario privato conseguirebbero infatti “un’aggiuntiva premialità” qualora riescano a proporre e ad ottenere il consenso da parte dei pazienti ad essere spostati dalla agenda pubblica (gratuita o con il solo ticket) a quella privata, offrendo loro uno sconto di benvenuto iniziale, una sorta di tariffa agevolata (tariffa smart), legandoli di conseguenza alla struttura privata anche per le eventuali prestazioni successive.
“Avendo la prestazione una tariffa un po’ più alta, come azienda abbiamo deciso di riconoscerne una parte ai nostri operatori telefonici, come ulteriore premio sulla loro retribuzione variabile”, sembra impossibile, ma è quanto scritto nero su bianco in una lettera inviata da Multimedica a “37e 2”.
“Non sono al momento in grado di dire se e quale rilevanza giuridica possano avere i comportamenti segnalati che sembrano, pur con qualche distinguo, sostanzialmente confermati dall’azienda.
E’ senz’altro necessario un maggiore e attento approfondimento sia in punto di fatto che di diritto. Posso però evidenziare lo stupore perché, quella che spesso il cittadino percepisce come una prassi diffusa, qui sembrerebbe concretarsi in specifiche direttive, che, incidendo sulle buste paga dei dipendenti, dovrebbero provenire dai vertici dell’azienda”, è quanto ha dichiarato Francesco Trebeschi, avvocato di riferimento di Medicina Democratica.
Questa “pratica” è adottata soltanto da Multimedica o è diffusa anche in altre strutture e con quali dimensioni? E quanto questo sta danneggiando il servizio sanitario pubblico, in termini di ulteriore dequalificazione e depauperamento e, soprattutto, quanto sta danneggiando gli interessi degli utenti, costretti a pagare servizi sanitari privati, per sfuggire alla tagliola delle interminabili liste d’attesa? “E’ questa la vera faccia della “equivalenza” pubblico-privato – ha detto Vittorio Agnoletto, medico, docente universitario e attivista di Medicina Democratica- che dovrebbe far vergognare chiunque sostenga ancora questa favola, anzi questo incubo per i lombardi. Dopo aver indebolito le strutture pubbliche (da ultimo facendo fuggire letteralmente gli operatori) e aver allungato ulteriormente le liste d’attesa, è lampante l’azione del privato per erodere ulteriormente il ruolo delle strutture sanitarie pubbliche trattando le persone come clienti da contendersi sul mercato con le offerte del giorno”.
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