Così monsignor Gian Carlo Perego, nella Cei, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni e Presidente della Fondazione Migrantes intervistato dall'Ansa. E dice che mischiare in questo tema il caro bollette, non ha senso.
"Alle forze politiche che affermano non sia una priorità il rappresentante della Cei replica: "Ne parliamo da almeno quindici anni, contrapporre il caro-bollette non ha senso".
"La realtà, e di questo dovrebbe tenere conto tutta la politica, è quella di un'Italia che è cambiata, con cinque milioni e mezzo di migranti che sono un mondo di famiglie, di studenti, di lavoratori. Occorre leggere la situazione e utilizzare lo strumento della cittadinanza per rendere partecipi di questa trasformazione le persone che attendono ma anche gli italiani che sempre si sono dette favorevoli, nei sondaggi sono oltre il 70 per cento, a questo provvedimento". Per mons. Perego non si tratta di "mettere in contrapposizione lo Ius scholae allo Ius sanguinis che tutela soprattutto i nostri emigranti all'estero. Ma di tutelare e riconoscere una presenza e una risorsa importante sul piano scolastico e lavorativo, per costruire il futuro del Paese. Se le persone non partecipano alla vita delle città, se non vengono riconosciuti cittadini, rischiano di non sentirsi parte del Paese". Il rappresentante della Conferenza episcopale italiana spiega anche che questo "potrebbe favorire una maggiore mobilità in Europa. Il poter diventare cittadini italiani in un contesto europeo aiuterebbe anche una circolarità del mondo migratorio in Europa".
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