COMUNITÀ DIOCESANA richiedenti asilo: un progetto di vera integrazione
GENOVA-Papa Francesco ci dice che le persone sfollate "ci offrono questa opportunità di incontro con il Signore, anche se i nostri occhi fanno fatica a riconoscerlo: coi vestiti rotti, con i piedi sporchi, col volto deformato, il corpo piagato, incapace di parlare la nostra lingua. Si tratta di una sfida pastorale alla quale siamo chiamati a rispondere
Accogliere
Proteggere
Prouovere
Integrare
L’odierna situazione dei richiedenti asilo presenta una criticità dovuta alla visione semplicemente alloggiativa e assistenziale aggravatasi dall’ultimo decreto governativo ( LEGA )sulla sicurezza. Molte persone, uomini, donne e figli, usciti a fine del percorso di emergenza delle nostre realtà non hanno più potuto accedere, come prima, ai percorsi integrativi dello SPRAR (ora Siproimi) che aiutavano un inserimento abitativo e lavorativo quanti avevano avuto il permesso. La stragrande maggioranza di quanti erano ospitati nelle nostre case genovesi, non avendo ricevuto i documenti perché è stato cancellato il permesso per “motivi umanitari”, sono diventati dei senza tetto che vagano, anche in questo momento di rischio di contagio, per le strade senza trovare un letto per dormire, senza documenti per lavorare e quindi, spesso, nelle mani di chi li sfrutta illegalmente per dare loro il minimo per la sopravvivenza. Nell’attesa che venga, come promesso dal Ministero, reintegrato in un qualche modo un “permesso per motivi umanitari” dobbiamo lavorare sulla speranza. Ormai per molti il cammino è senza futuro e si abbandonano a se stessi senza sapere cosa fare.
La Diocesi di Genova per l'accoglienza dei profughi
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