Giovane (non ancora quarantenne), in salute, gran lavoratore. Si presenta al pronto soccorso con gravi difficoltà respiratorie. Il test è positivo, la diagnosi è certa: Covid-19. Dopo due settimane di terapia intensiva, inaspettatamente il paziente muore. I medici stessi faticano a farsene una ragione: il suo unico fattore di rischio era l’obesità.
Perché i chili in eccesso rendono la malattia scatenata dal nuovo coronavirus così difficile da curare?
La prima ragione, la più banale, è di natura meccanica. Il diaframma sotto la pressione del grasso addominale viene spinto verso l’alto, “schiaccia” i polmoni e ostacola il passaggio dell’aria. Covid-19 va quindi a colpire quello che è già un punto debole delle persone obese.
A questo fenomeno si aggiungono altri elementi che complicano il quadro clinico. La persone obese sono più esposte al rischio di coaguli nel sangue e dato che anche l’infezione può provocare coauguli nei piccoli vasi polmonari, la loro condizione è doppiamente critica.
Come se non bastasse poi anche il sistema immunitario soffre sotto il peso dei chili in eccesso. Le cellule di grasso invadono organi (come la milza) fondamentali per la produzione di cellule immunitarie indebolendo così le naturali difese dell’organismo contro il virus.
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