Il datore di lavoro aveva iniziato a controllarla fin da subito. "Mi chiamava, mi mandava messaggi a tutte le ore del giorno e della notte, weekend compresi - ha raccontato la donna alla polizia - se non rispondevo in fretta mi accusava di essere poco disponibile o addirittura infedele". In ufficio il ceo aveva incaricato un altro dipendente di tenerla d'occhio e controllare ogni suo spostamento. "Io sono il padrone dell'azienda e voi dovete fare quello che dico io", diceva ai suoi dipendenti l'amministratore delegato finito ai domiciliari.
L'uomo, secondo le accuse, aveva cercato in tutti i modi di intralciare il lavoro della sua dipendente: voleva screditarla agli occhi dei colleghi, e poco prima che lei si mettesse in malattia l'aveva retrocessa nelle sue mansioni assegnandole un nuovo incarico. Questa situazione aveva causato alla donna un forte stato d'ansia con attacchi di panico e insonnia notturna e per questo era stata costretta a prendersi un periodo di malattia.
Ma in quel periodo di stop, spiegano gli investigatori, l'amministratore non ha smesso di tormentarla: le ha fatto recapitare una lettera di licenziamento per giusta causa per "le insubordinazioni nei suoi confronti",
Di fronte a quell'ennesimo atto vessatorio si era sentita male ed era stato necessario l'intervento del 118. L'amministratore, però, ha cercato di intralciare i paramedici che volevano soccorrerla e in quell'occasione era stato necessario l'intervento di una volante. Mercoledì è stato eseguito il provvedimento del giudice che ha disposto i domiciliari per l'amministratore delegato.
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