MILANO In questi mesi sono stata in tante città, tanti luoghi, per dire basta all’odio e diffondere invece un messaggio di amore e amicizia. Ho incontrato tanti, tantissimi giovani, mi sono specchiata nei loro occhi e vi ho letto un grande bisogno di condivisione e di speranza.
Io ho conosciuto l’odio, ho ascoltato le sue parole e ho visto e vissuto i risultati feroci che la messa in atto di questo odio ha prodotto. Io sono sempre quella ragazzina che è stata espulsa dalla scuola per la colpa di essere nata, di essere nata ebrea, ma ho trovato la forza di raccontare e ad ogni incontro, da madre e da nonna, ricordo sempre l’importanza di superare odio e indifferenza.
Purtroppo ne ho osservata molta, di indifferenza, non ho avuto la fortuna di incontrare persone giuste. E forse anche per questo ho sempre considerato l’indifferenza il peggiore dei mali, poiché ogni persona, anche in una situazione drammatica come il tempo delle persecuzioni, può sempre scegliere se andare in soccorso dell’altro o voltare la testa dall’altra parte.
Ecco chi erano - e chi sono - i Giusti. I Giusti facevano la scelta, uscivano dalla massa degli indifferenti.
Oggi è molto più facile essere indifferenti, non fare la scelta, dire "la cosa non mi riguarda", voltare la testa dall’altra parte. Ed è molto facile anche sottovalutare il discorso dell’odio. Ho visto iniziare l’odio con le parole, le vignette umoristiche, e poi trasformare pregiudizi ed espressioni in discriminazioni e violenze. Per questo il mio impegno è soprattutto verso i giovani, che hanno la forza enorme della vita e della scelta, ogni giorno. A loro occorre insegnare non solo a non odiare, ma a scegliere sempre la responsabilità, seguendo la loro coscienza.
I Giusti non sono e non sono stati mai indifferenti, non hanno ceduto all’odio per l’altro, e quindi bisogna pensare a loro come a un dono che ha ricevuto l’umanità intera. In questa Giornata dei Giusti, segnata da nuove sfide e pericoli per gli esseri umani, i Giusti sono una grandissima terapia contro l’odio: ci insegnano che di fronte alle paure, alle violenze, alle emergenze non solo non dobbiamo seguire la cultura del rancore, ma dobbiamo - e possiamo - comportarci diversamente.
Oggi ci sono tante forme di odio, e tante di indifferenza. Abbiamo la paura di nuove malattie, e rischiamo di guardare all’altro come a un possibile untore, di incrinare - insieme alle nostre relazioni - un principio fondamentale come quello della solidarietà. Siamo di fronte a tanti problemi che possono essere affrontati solo uniti nel nostro senso di appartenenza a un unico genere, quello umano.
Ci possiamo salvare solo tutti insieme, e i Giusti ci indicano la strada per farlo. Senza odio, senza indifferenza, ma coltivando la conoscenza e l’empatia.
Analisi di Liliana Segre, Senatrice a vita
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