sabato 29 aprile 2017

ONG COLPEVOLI DI TROPPA UMANITA' -Firmato CROCE ROSSA ITALIANA .



Taxi del Mediterraneo. Fiancheggiatori degli scafisti. Ruolo oscuro nei viaggi della speranza. Ormai non esiste più un limite alle parole che certa politica e certa stampa possono usare: sembra quasi una gara a chi la spara più grossa. Bisogna dirlo in maniera chiara e netta: salvare vite in mare, oltre a essere un imperativo umanitario, è un obbligo sancito dalla legge del mare e dai trattati internazionali. Non ci può essere colpa in questo. Noi, come Croce Rossa, siamo fieri di aver lavorato a bordo delle navi MOAS da giugno a dicembre 2016: in quei mesi più di novemila migranti sono stati tratti in salvo e i nostri volontari a bordo delle navi Phoenix e Responder fornivano assistenza sanitaria e umanitaria. Missioni di questo tipo spostano la frontiera umanitaria dove c'è più bisogno, ovvero in quei momenti drammatici dove la differenza tra la vita e la morte la fa un'imbarcazione che può portare soccorso.
Per quello che vale, questa può essere una auto-denuncia: sì eravamo in mare a salvare esseri umani e sì lo rifaremmo senza problemi. Anche se fosse per salvare una sola vita umana, noi vorremmo stare lì. E nel caso ci fossero altre organizzazioni umanitarie, noi saremmo pronti a sostenere il lavoro di chiunque si metta a disposizione di chi è in condizione di vulnerabilità, senza se e senza ma.
Al posto delle polemiche contro le ONG che hanno missioni di salvataggio e soccorso in mare, vorremmo vedere un lavoro concreto a livello nazionale ed europeo per affrontare i flussi migratori. Invece di cercare qualche voto in più fomentando la xenofobia e inventando complotti tra ONG e trafficanti, si agisca concretamente per il rispetto della dignità dell'essere umano. Invece di stringere accordi con i paesi confinanti per chiudere il flusso migratorio, in Turchia come in Libia, per non vedere più il problema, ci si batta per la protezione dei migranti in ogni parte del loro percorso. Le ultime 23 persone morte al largo dell'isola greca di Lesvos urlano alle Istituzioni europee che non basta cercare di alzare una barriera, fisica o dovuta a un accordo poco importa, per affrontare per davvero i flussi migratori ed evitare le stragi in mare.
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Francesco Rocca ,presidente nazionale CRI

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