martedì 29 dicembre 2015

Caro Renzi ti scrivo....( di Ester Castano )




Caro Matteo Renzi, è vero, come ha detto Lei oggi, che per un giornalista i 4.920 euro lordi guadagnati in un anno lavorando ogni giorno “non sono schiavitù”. E’ vero. Perché quella retribuzione non è schiavitù, è qualcosa di peggiore: è morte. E’ morte della voglia di scavare sino a trovare la verità, è morte della capacità di scrivere, è morte della passione messa nell’esporre. E' morte di un lavoro svolto con precisione, senza sbavature e con la narrazione dettagliata dei fatti. E’ morte del mestiere, della professione. E' morte della persona. Ho vissuto fino a giugno con quei 410 euro al mese, a volte (molte) anche meno. E come me innumerevoli colleghi ad ogni latitudine dello Stivale, isole comprese. Stessa cifra che oggi, caro presidente, alla conferenza di fine anno Lei ha detto non essere “schiavitù”, né “barbarie”. Forse, presidente, non sa cosa significa guadagnare 5 euro lordi ad articolo, e dover andare a fare la spesa comprando il detersivo per lavare i panni. Perchè il più economico costa 4.99, e quell'articolo da 5 euro lordi scritto su ricerche fatte durante un giorno e una notte non copre nemmeno il costo. Per me una delle immagini che più descrive il 2015 dei giornalisti precari, cioè la gran parte, è una collega che non vedevo da quattro anni. In gamba, lavoravamo assieme in una web tv. Ci siamo incontrate per caso in stazione Centrale a Milano: lei era vestita da uomo sandwich e vendeva biglietti andata/ritorno per gli aeroporti di Linate, Bergamo e Malpensa. La collega non è una schiava, è morta. E il carnefice è la barbarie di quello che Lei chiama 'equo compenso'.

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