mercoledì 30 dicembre 2015

A PROPOSITO DEL CARDINAL BERTONE

 Don Farinella

Caro Andrea,
 ho letto queste due lettere dirette a due personaggi non proprio encomiabili, una recente diretta al cardinale Bertone e l'altra del 2009 all'ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ma stranamente nessun organo d'informazione ne ha parlato. La cosa più curiosa che sono state scritte da un prete, Don Paolo Farinella, Parroco a Genova.
Vedi tu se ritieni opportuno pubblicarle su "Un bagaglio di notizie".
Buona notte e tanti auguri per un Felice Anno Nuovo.
Martino Pirone   

Sig. cardinale Tarcisio Pietro Evasio Bertone,

che lei sia inadeguato ai ruoli e compiti che ha svolto è davanti agli occhi di tutti: a Genova dove non
lasciò alcuna traccia significativa, ma scelse come plenipotenziario del Galliera, il prof. Giuseppe Profiti,
al centro di ogni ben di Dio; da segretario di Stato dove ha distrutto la credibilità della Chiesa universale
con la sua incapacità di governo, privo di qualsiasi discernimento, ma dedito a costruire una rete di
fedelissimi per perpetuare il suo potere anche da pensionato e da morto; infine da cardinale in
pensione con il miserevole attico di 296 mq dove vive con tre suore e magari si rilassa, giocando a golf
negli appropriati corridoi.
Leggo sui giornali che lei ha deciso «ex abundantia cordis» di donare all’ospedale Bambin Gesù un
contributo di 150mila euro, attinti come da lei dichiarato, dai «miei risparmi e dai vari contributi di
beneficenza ricevuti negli anni per finalità caritative». Mi faccia capire perché c’è qualcosa che non
quadra. Non sto a questionare sul fatto che la ristrutturazione è costata 300mila, di cui 200mila pagati
dalla fondazione Bambin Gesù


Mi lascia esterrefatto la notizia che lei ha preso questi soldi «dai vari
contributi di beneficenza ricevuti negli anni per finalità caritative», cioè non per lei, ma perché lei li
desse per gli scopi per cui li ha ricevuti o, genericamente, per opere di carità. Invece lei dice che attinge
da questi «vari contributi di beneficenza ricevuti negli anni» per pagare il suo appartamento. Non solo,
ma lei parla di «vari anni», lasciando intendere un solo senso: lei ha trattenuto per anni contributi
ricevuti per beneficenza. Mi perdoni, quando pensava di darli in beneficenza alla sua morte per
testamento?
Il buco che lei vuol coprire risulta più grande della toppa che cerca disperatamente di metterci su senza
riuscirci perché la sua maldestra difesa aggrava ancora di più la sua posizione che l’espone, per le sue
stesse parole, al ludibrio della gente perbene che vede nei suoi comportamenti una miserabile
attitudine alla superficialità che è colpa ancora più grande della delinquenza di persone come lei che
dicono di volere rappresentare quel Dio che accusa chi veste di porpora di essere soci della casta del
potere. Non solo lei ha trattenuto nel suo conto personale denari ricevuti per beneficenza, ma li ha
anche trattenuti per «vari anni», lucrando magari sugli interessi che dalle parti dello Ior, gestito da suoi
uomini e da lei stesso, potrebbero essere stati più che generosi.
Lei ha rubato due volte ai poveri: la prima volta trattenendo questi denari non suoi e la seconda volta
facendosi bello con l’ospedale «Bambin Gesù» dando soldi non suoi, ma quelli della beneficenza che
non ha donato negli anni passati. In ultima analisi, poiché è il totale che fa la somma (copyright Totò),
lei non sborsa nulla di tasca sua, ma paga tutto sempre con denaro di beneficenza. Complimenti,
esimio cardinale!
La rovina dei preti sono sempre i soldi. Per questo sproloquiate di celibato perché così siete più liberi di
amare «mammona iniquitatis», fornicando giorno e notte senza essere visti da alcuno. Se il tempo che
dedicate a difendere il celibato dei preti, che solo pochi rispettano (e lei lo sa perfettamente!) o a
condannare i gay laici – visto che preti, vescovi, monsignori e cardinali lo sono ad abundantiam – o a
sproloquiare di separati e divorziati, di cui non sapete nulla, lo dedicaste a proibire ai preti di gestire
denaro, fareste una cosa preziosa per il mondo e per la Chiesa. Sicuramente due terzi del clero
lascerebbe la Chiesa, ma con il terzo che resta e con l’aiuto dei preti ridotti allo stato laicale perché
sposati, ripresi in servizio, saremmo capaci di rivoluzionare il mondo, oltre che il Vaticano, covo di
malaffare e di depravazione senza misura.
Tanti anni fa, quando era potente, io la ripudiai pubblicamente insieme al suo amico e sodale
Berlusconi, da cui lei – o lui da lei? – «prese lo bello stile che le ha fatto (dis)onore» e oggi sono
contento di avere visto lungo e giusto. Lei mente dicendo di essere salesiano; se lo fosse veramente,
avrebbe agito come il cardinale Carlo Maria Martini, il quale, date le dimissioni, si è ritirato in una casa
di gesuiti abitando in una stanza 6×4 con letto, tavolo, armadio, servizi e un assistente personale

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