«...vi scrivo per comunicarvi che sabato sera è nato un bambino al nostro ospedale di Kabul.
La guerra è avere 20 anni, aspettare il tuo primo bambino e ritrovarti nel mezzo di un combattimento con un femore rotto per una scheggia. Renderti conto che per il sanguinamento il tuo corpo reagisce nel modo più naturale e inizia il travaglio.
Trovarti in un ospedale per vittime di guerra e dover subire un cesareo in emergenza.Far nascere Giuseppe, - sì, si chiama proprio così -, un bel bambino sano che arriva in questo mondo in “Afghan style”, come dice il nostro personale nazionale.
Bambino e mamma adesso stanno bene, ma dopo la gioia rimane la tristezza per un Paese che vive in guerra da 14 anni e non conosce pace».
- Michela, coordinatrice medica del nostro ospedale a Kabul, Afghanistan
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