martedì 18 marzo 2014

ANGELA E MATT.

 Massimo Gramellini
Le matrone tedesche hanno un debole per gli italiani impuniti. Secoli di storia e chilometri di lungomare romagnolo sono lì a testimoniarlo. Angela aveva scartato tutti gli altri pretendenti. Quel Silvio greve, liscio come un tapis roulant e troppo anziano. Il professor Mario: algido, secchione, più noioso di un tedesco. E il composto Enrico, un bravo ragazzo, come lo definì lei con un’espressione che sulle labbra di una donna non è mai sintomo di passione. Ma alla fine è arrivato Matt.  

Il principe azzurro e simpaticamente un po’ buzzurro, con l’energia della giovinezza e il bottone del cappotto abbottonato zoppo che stimola tenerezze materne. Ad Angela sono crollate le difese. Si è tolta lo spread dagli occhi e lo ha guardato come la figlia di un pastore tedesco può guardare una giovane marmotta italiana. Ha congiunto in una mossa leziosa le mani ad artiglio che solitamente maneggiano forbici e ha sorriso a Matt, che dardeggiava sguardi tra l’impacciato e l’inceneritore. Lì per lì Angela ha pensato di alzarci il differenziale deficit-Pil dal 3 al 30 per cento, ma è stato solo un attimo. Poi la sua moralità calvinista ha prevalso. Fino a quando?  

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