DOVE VA LA SANITA’
LOMBARDA ?
E’ difficile immaginare dove stia andando la sanità lombarda
dopo le continue esternazioni del presidente della regione, dell’assessore alla
partita, del presidente della commissione regionale .
Assistiamo ad una ridda di ipotesi basate su illazioni,
supposizioni , idee personali, non suffragate da alcun atto deliberativo
concreto .
Tale situazione altamente “ fluida “ non può che preoccupare
sia gli operatori sanitari sia i cittadini lombardi .
Da una parte di parla con insistenza della chiusura
dell’ospedale di Quasso al Monte, dall’altra si ipotizza un ridimensionamento
di quello di Gallarate , passando attraverso una non meglio definita
riqualificazione dell’ospedale di Somma
Lombardo .
Nessuno osa ipotizzare che fine farà l’ Ondoli di Angera od
il Galmarini di Tradate …
Soprattutto non c’è alcuna idea di come si articolerà la
prevenzione sanitaria sul territorio.
Sembra quasi che il politico di turno della maggioranza
regionale di tanto in tanto rilasci dichiarazioni circa il destino di questa o
quella struttura per “ vedere l’effetto
che fa “ , ovvero per misurare il grado di reazione dei cittadini-elettori
afferenti a quel presidio sanitario .
E da ciò trarre indicazioni “politiche “ per il suo futuro
destino.
Siamo ancora al nulla di concreto
, nonostante siano trascorsi sette mesi da quando Maroni annunciò
l’insediamento della commissione dei 12 saggi capitanata dal prof. Veronesi .
Di questa commissione, che avrebbe
dovuto fornire indicazioni circa il futuro assetto sanitario lombardo si sono
perse le tracce .
In assenza di atti concreti ,
mantengono tutta la loro validità gli intendimenti espressi all’atto
dell’emanazione della legge nazionale che andava sotto il nome elegante di “ spending review “:
con essa si prevedevano tagli alla sanità pubblica per svariati miliardi di
euro .
L’emanazione di tale legge (
agosto di due anni fa ) fu l’occasione per politici e funzionari regionali
filo-governativi di proclami , di ululati alla luna , come sempre accade nella
politica italiana .
Infatti più di uno gabellò questa
“ revisione della spesa “ come l’occasione per riflettere e ridimensionare gli
appetiti politici di cui erano state oggetto sia la sanità italiana sia la sanità lombarda .
Gli stessi che avevano favorito negli
ospedali
il proliferare di reparti, coi relativi primari , per la medesima
patologia ,non mancarono di gridare allo scandalo ,invocando ,in nome
dell’austerità , il ridimensionamento di tali strutture elefantiache .
In Lombardia si è fatto qualcosa
in tal senso ? Non sembra .
Però la “ spending review “ è
stata l’occasione di facili tagli lineari e non selettivi ,come da più parti
auspicati .
Poco dopo il ministro della sanità emanava un
importante decreto che ,tra l’altro, prevedeva di implementare l’assistenza
sanitaria territoriale mediante una articolata aggregazione di più medici in un’unica
struttura .
Non si prefigurava modelli tipo “
CASA DELLA SALUTE “ esistenti in Emilia Romagna e Toscana , ma sarebbe stato
comunque un passo avanti .
Di questo progetto si è perso le
tracce .
Ciò che invece è inarrestabile
sono i tagli alla sanità, il mancato rinnovo del contratto per gli operatori ,
il blocco del turn over .
Fino a quando potrò reggere la
sanità italiana ( e lombarda in particolare ) in queste condizioni ?
Intanto fioriscono le offerte di
assicurazioni, di enti vari ,che invitano a convenzionarsi ,pagando , con
strutture private .
Visto che siamo in Lombardia, l’ultima
“ proposta “è di una importante banca lombarda che ci invita a passare presso i
propri sportelli per ritirare un kit che consentirà di “ accedere
a esami di diagnostica ambulatoriale, visite specialistiche e ricoveri presso un
circuito di oltre 900 strutture sanitarie
ottenendo tariffe convenzionate”.
Se le poste vendono frigoriferi ,le banche salute
( a pagamento ) .
Per avere assistenza sanitaria decente, oltre a
pagare tasse su tasse –tasse generali più ticket –occorre pagare ancora .
Intanto ,tra un taglio alla sanità e l’altro , la Commissione europea ha deciso di deferire
l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea per non aver applicato
correttamente la Direttiva sull'orario di lavoro ai medici operanti nel
servizio sanitario pubblico.
In
sostanza sono i turni massacranti di
medici e operatori sanitari a sopperire alle mancanze del sistema, al blocco
del turn over che riduce il personale ed ai pesanti tagli per oltre 30miliardi
di euro, con servizi essenziali spesso resi possibili solo grazie al lavoro
degli oltre 10mila medici precari.
Risparmi sulla pelle dei lavoratori e dei
pazienti .
In tale contesto dovrebbe inquadrarsi la
cosiddetta riforma della sanità lombarda .
Se il buon giorno si vede dal mattino, la
giornata non sarò certo piena di sole .
Andrea Bagaglio
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