mercoledì 22 gennaio 2014

WEB TAX : CASSAZIONE( ED UN OPERAIO ) SCONFIGGONO I SOLONI DEL GOVERNO !

[]

Una sentenza della Suprema Corte stabilisce che le società devono sottostare alle norme fiscali del paese dove è localizzata la gestione della piattaforma web nel caso in cui questa rappresenti il "core business".

La Corte di Cassazione ha stabilito un altro importante concetto in materia di commercio elettronico. Con la sentenza n. 1811 del 17 gennaio 2014, sezione penale, è stato infatti chiarito che non sia importante tanto dove si trovi la piattaforma web sul quale si svolga attività di commercio elettronico ma il luogo in cui la società che la gestisce sia fiscalmente da considerarsi residente.

È stata protocollata con numero CHAP(2014)00001 dalla Commissione europea la denuncia sulla web tax presentata da un privato cittadino, Marco Bazzoni. È quindi la numero uno sul tavolo della Ue la richiesta di avvio di una procedura per eventuale infrazione relativa alla norma che prevede l’obbligo di acquistare pubblicità online solo da chi possiede partita Iva italiana. Norma promossa da Francesco Boccia (Pd), approvata il 24 dicembre nell’ambito della Legge di Stabilità e successivamente fatta slittare a luglio dal Decreto Milleproroghe.
Marco Bazzoni ha scritto che la web tax, anche detta google tax o spot-tax, "viola in modo evidente la direttiva europea 2006/123/CEE, detta anche direttiva Bolkestein, all’articolo 16, comma 2 (si tratta della direttiva sulla libera circolazione di beni e servizi in Europa, ndr)". Di conseguenza ha chiesto alla “Commissione Europea di aprire quanto prima una procedura d'infrazione contro l'Italia per violazione di tale direttiva”. 
Siamo certi che il ricorso di Bazzoni sarà accolto .


Nessun commento:

Posta un commento

LASCIA UN TUO COMMENTO