Costi che, molto spesso, trovano fonte nella colpa della politica che troppe volte si dimostra incapace di valorizzarlo a vantaggio della comunità. Il territorio di Varese, con i suoi quattro patrimoni dell'umanità Unesco (Sacro Monte , Isolino Virginia, Monte San Giorgio e Castelseprio), si configura come un'eccellenza planetaria. Il territorio in aggiunta a questi, dispone però di molti altri beni di grande valore storico, culturale, artistico e paesaggistico (castelli diroccati e integri, edifici reliigiosi, case storiche e moderne , cascine storiche, ecc.). Ciascuno allora (beni rilevanti per Unesco e non) potrebbe avere una propria funzione se diventasse parte di un apposito sistema culturale. Il sistema dovrebbe essere fatto per mano politica e gestito da professionisti per attirare un turismo interno come esterno ad un'area. Il personale del sistema dovrebbe occuparsi anche di ospitare il turismo e di farlo muovere e quindi relazionarsi con alberghi, ristoranti, ecc. Il sistema dovrebbe essere tanto ospitale da far scatenare dagli ospiti un vincente passa parola. Chi ha una responsabilità politica non potrebbe, allora, ignorare tutti i suoi doveri lasciando che si disfaccia, con tutti i suoi riferimenti, un bene che potrebbe essere un'importante pedina nella scacchiera del territorio. Questo è il caso del Castello di Belforte, che è lasciato a consumarsi per via dell'acqua piovana che non è fermata da valide coperture. Castello, caratterizzato da una propria millenaria storia che ricordava l'Architetto Cazzola su queste pagine e anche da un pregio architettonico del quale parlavano Vito Zani e Rossella Bernasconi. Si sono chiesti alcuni varesini, inviando lettere ai giornali locali, che senso abbia che il Comune di Varese intervenga a salvaguardia dei Castello di Belforte, sperperando denaro pubblico, quando ci sono svariate emergenze territoriali che hanno bisogno di un pubblico intervento per essere risolte. Il pensiero di codeste persone, è stato avvalorato dal Vice Sindaco del Comune di Varese. Questi li ha rassicurati sul fatto che il Comune di Varese non interverrà a salvaguardia del Castello che di fatto verrà lasciato morire silentemente. Rispondiamo a codeste persone e al Vice Sindaco del Comune di Varese, che per quanto sopra, siamo assolutamente a favore di un convinto intervento comunale per la salvaguardia del Castello. La politica deve però deve cambiare marcia e avere una visione più alta di quanto avuta in passato. Serve, quindi, un'azione politica, forte, partecipata e convinta, volta a costituire, con visione molto allargata e con un afflato di lungo periodo, un vero proprio sistema culturale almeno del territorio varesino se non più esteso. Si avrebbe così ragione, se mutassero gli obiettivi politici e se questo potesse produrre reddito, di salvare Il Castello di Belforte. Avrebbe senso metterlo in piedi dandogli magari quella destinazione che avanzavamo quale museo delle battaglie garibaldine e dell'unità d'Italia. Ci domandiamo comunque: perchè il Comune ha accettato la donazione di una quota di maggioranza del Castello per poi trascurare gli obblighi che ne derivano? Altra questione, che ricorda l'Architetto Cazzola, sono i rischi per l'incolumità pubblica che obbligherebbero il Sindaco comunale a fare un'ordinanza per la messa in sicurezza della parte del Castello non di proprietà comunale che, pericolosamente cadente, è rivolta su Viale Belforte. Mi attendo che, leggendo questa mia, il Vice Sindaco cortesemente istituisca una Commissione pubblico privata per affrontare in termini rapidi e de esaustivi la questione del recupero della Castello chiamando il terzo settore interessato, l'Ordine degli architetti, l'Associazione Varese europea che ha dimostrato di poter vincere bandi di finanziamento per attuare progetti su scala extra locale.
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di Arturo Bortoluzzi - Amici della Terra Varese [ 16 gennaio 2014 ]
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