Un amico mi ha segnalato la lettera (“Evidentemente questo è un paese anomalo”) del dott. G. Dotti (che ringrazio per la stima che mi riserva e che ricambio) in cui vi sono alcune sue puntualizzazioni alla mia precedente lettera (“Profonda sintonia con un pregiudicato?”).
Non è mia intenzione entrare nel merito di tutte le questioni poste, perciò mi limiterò a qualche considerazione. Sono antropologicamente antiberlusconiano e tutta la mia lunga storia politica è la testimonianza plastica di un oppositore rigoroso ad ogni forma di politica inconcludente e di facciata. Quando sono stato dirigente politico ed amministratore della cosa pubblica avevo solo una preoccupazione: risolvere concretamente e al più presto i problemi dei cittadini.
Fatta questa premessa di rito entriamo nel merito di alcune questioni. Scrive il dott. Dotti “Comunque Renzi già una vittoria e non da poco l’ha ottenuta: ha costretto il caimano a venire a Canossa, cioè alla sede del Pd…”
Se fossi al posto del dott. Dotti, ci andrei cauto con questa storiella del “Berlusconi a Canossa”, perché questi “pellegrinaggi” si sa come cominciano ma non sempre come finiscono. Del resto la vicenda storica non si concluse tranquillamente né definitivamente nel castello di Matilde di Canossa. (Per chi non ricordasse l’episodio diremo che nel 1077 l’imperatore Enrico IV si umiliò e attese per tre giorni e tre notti, scalzo e vestito solo di un saio, a Canossa, prima di essere ricevuto e perdonato dal papa Gregorio VII. Ma il conflitto tra l’Imperatore e il Papa non finì così perché Enrico IV ritornato in seguito forte politicamente riprese la lotta e nel 1083, occupò Roma, costrinse Gregorio VII a barricarsi in Castel S. Angelo, fece consacrare l'antipapa Clemente III e si fece da questo incoronare imperatore (1084).
Tutte le volte che un Berlusconi indebolito è “andato a Canossa” ha trovato sempre qualcuno a sinistra (ieri D’Alema e Veltroni) che lo ha rilegittimato e si sa poi come è andato a finire: è ancora qui a dettare la sua agenda anche da interdetto e rischiamo di ritrovarcelo, con questa nuova legge che si vuole approvare, anche Presidente della Repubblica; mentre agli altri due è già costata Oggi la storia si ripete con Renzi. Come andrà a finire non è dato di sapere; ma alcune certezze ci sono già: la legge elettorale del patto Renzi-Berlusconi non era ancora entrata in commissione che ha già creato una spaccatura nel Pd, le dimissioni di Cuperlo da presidente del Pd e lo smarrimento di tanti elettori che hanno votato Renzi. Mentre l’accordo ha ricompattato Forza Italia e il Caimano è tornato sulla scena nei panni del “padre costituente” e ha “ottenuto di tornare” - come dice lo stesso Berlusconi raggiante ed entusiasta - “ad essere io l’unico catalizzatore del centrodestra”.
Mentre i berlusconiani pensano che Alfano a questo punto in un modo o nell’altro dovrà tornare all’ovile. Che dire di questo bel risultato per il Pd?
Anche l’espressione che il “fine giustifica i mezzi” che richiama il dott Dotti; va precisata: Machiavelli non ha mai fatto un’affermazione becera di tal genere (né il dott. Dotti gliel’attribuisce, del resto); gliel’hanno appioppata i gesuiti, che lo odiavano.
Machiavelli però avrebbe considerato positivo in ultima analisi l’accordo, purché come dice Augias “il risultato sia nell’interesse del Paese e le riforme comprendano, per esempio, il conflitto d’interesse per evitare che altri diavoli possano comprare consenso a suon di denari”.
Starei attento anche a dire, come ha fatto un altro lettore, che “bisogna fare i patti con il "diavolo"e questi si fanno senza avere la puzza sotto il naso”. Vorrei ricordare che il patto con il diavolo non è indolore e senza prezzi per chi lo fa. Chi ha una minima conoscenza della letteratura favolistica sui “patti con il diavolo” sa che il baratto è sempre pericoloso, poiché il prezzo da pagare per il servizio del demone è l’anima del contraente. E nel nostro caso la crisi, lo smarrimento, lo snaturamento e la Si dirà: “è vero tutto, ma Renzi ha fatto in otto giorni quello che gli altri non hanno fatto in venti anni!” Perché Renzi con otto giorni è riuscito a fare quello che in vent’anni gli altri non sono riusciti a fare? Diciamo che Renzi ha indubbie qualità politiche che tutti del resto gli riconoscono. Mentre per ciò che riguarda il gruppo dirigente della sinistra e non solo della sinistra c’è da dire che da parte loro non vi è stata un’adeguata comprensione del pericolo del fenomeno Berlusconi. Il non aver compreso che il Caimano era “disceso in campo” soltanto per salvaguardare i propri interessi, e non per cambiare l’Italia, è stato senz’altro l’errore più grave di sottovalutazione che un politico potesse fare. Ma venendo all’oggi bisogna dire anche, ad onor del vero, che ora ci sono novità nello scenario politico che ieri non c’erano, che hanno facilitato l’iniziativa politica di Renzi.
Berlusconi non è più quello di una volta: ha perso alleati e milioni di voti, il suo carisma vacilla, il suo movimento è intorno al 20%, lontano dai grandi numeri di una volta; è stato condannato per frode fiscale dopo tre gradi ed è un pregiudicato interdetto, che non gode di nessuna considerazione all’estero, basta leggere la stampa europea e non solo per capire lo sdegno e lo stupore per averlo Berlusconi ha cercato in tutti i modi di evitare la condanna, scatenando i suoi parlamentari davanti al palazzo di giustizia di Milano, ha minacciato le dimissioni dei parlamentari, non ha lesinato attacchi alla Magistratura al Senato, al Presidente della Repubblica, ha fatto balenare lugubri scenari rivoluzionari in caso di un suo arresto ecc .
E’ uscito dalla larghe intese, cercando di far cadere il governo Letta perché voleva il salvacondotto e l’agibilità politica. Alfano e gli altri hanno votato a favore del governo e Berlusconi si è ritrovato emarginato e per la prima volta in quasi venti anni, ininfluente.
In fine c’è stato il pronunciamento della Corte che ha ritenuto incostituzionale il ‘porcellum’ che ha reso necessaria una nuova legge. Novità non da poco, che giustificano la volontà di trovare in fretta interlocutori che lo aiutassero a rifarsi una verginità e a rimetterlo al centro della scena politica al Per questo ha colto al volo la proposta di Renzi per cercare di fare quel pacchetto di riforme che già erano previste nel programma delle larghe intese; ma che lui, senza la contropartita di un salvacondotto, si è ben guardato di fare. Con questo accordo con il nuovo segretario del Pd è riuscito a portare in porto quella pacificazione che non gli era riuscita con Bersani e Letta. Oggi da Berlusconi alla Santanché, passando per Brunetta è tutto un osanna per Matteo. L’ex-premier ha bisogno di non cambiare di molto il ‘porcellum’, lasciare il listino bloccato per i suoi fedelissimi, riorganizzare le sue truppe, cercare di guadagnare un anno o due e poi, quando arriveranno a sentenze gli altri processi, se non gli daranno il salvacondotto da “maestro nelle clamorose «rotture» dell’ultimo miglio”, come l’abbiamo sinora conosciuto, butterà in aria il tavolo delle trattative, straccerà i patti sottoscritti, e ricomincerà a fare quello che ha sempre fatto: solo e soltanto i propri interessi personali.
E Renzi correrà, se non si muoverà con accortezza, il rischio di fare la stessa fine che fecero gli altri prima di lui che pensavano che con Berlusconi si potessero fare patti alla pari.
Si potrà impedire questo scenario, fare le riforme e far diventare l’Italia un Paese Normale? Sì, se Renzi capirà che per una battaglia come quella delle riforme c’è bisogno di un partito unito e convinto; ma per ottenere questo obiettivo bisognerà che egli abbandoni arroganza e visioni padronali nel dirigere e rinunci ad ogni velleità di comandare, cercando di discutere con tutti. Non a caso Gramsci, ricordava in proposito che c’è una bella differenza tra dirigere e comandare. E se vuoi dirigere devi saperti confrontare e scontrare, ma mai considerare le critiche in modo liquidarono né usare la delegittimazione personale verso chi pone questioni serie e di merito. Renzi oggi è al centro di molte speranze, sarebbe davvero un peccato se per voglia di stravincere finisse per deludere i milioni di Italiani democratici che credono che cambiare è possibile.
PS
In una lettera di qualche mese fa, facendo gli auguri a Renzi, lo invitai a seguire il consiglio contenuto in un famoso adagio di Erasmo da Rotterdam: “Ora che hai in mano Sparta, abbine cura”, utilizzando, secondo il merito, tutte le energie ancora vitali che sono nel partito. Oggi gli rinnovo quell’ invito.
Non è mia intenzione entrare nel merito di tutte le questioni poste, perciò mi limiterò a qualche considerazione. Sono antropologicamente antiberlusconiano e tutta la mia lunga storia politica è la testimonianza plastica di un oppositore rigoroso ad ogni forma di politica inconcludente e di facciata. Quando sono stato dirigente politico ed amministratore della cosa pubblica avevo solo una preoccupazione: risolvere concretamente e al più presto i problemi dei cittadini.
Fatta questa premessa di rito entriamo nel merito di alcune questioni. Scrive il dott. Dotti “Comunque Renzi già una vittoria e non da poco l’ha ottenuta: ha costretto il caimano a venire a Canossa, cioè alla sede del Pd…”
Se fossi al posto del dott. Dotti, ci andrei cauto con questa storiella del “Berlusconi a Canossa”, perché questi “pellegrinaggi” si sa come cominciano ma non sempre come finiscono. Del resto la vicenda storica non si concluse tranquillamente né definitivamente nel castello di Matilde di Canossa. (Per chi non ricordasse l’episodio diremo che nel 1077 l’imperatore Enrico IV si umiliò e attese per tre giorni e tre notti, scalzo e vestito solo di un saio, a Canossa, prima di essere ricevuto e perdonato dal papa Gregorio VII. Ma il conflitto tra l’Imperatore e il Papa non finì così perché Enrico IV ritornato in seguito forte politicamente riprese la lotta e nel 1083, occupò Roma, costrinse Gregorio VII a barricarsi in Castel S. Angelo, fece consacrare l'antipapa Clemente III e si fece da questo incoronare imperatore (1084).
Tutte le volte che un Berlusconi indebolito è “andato a Canossa” ha trovato sempre qualcuno a sinistra (ieri D’Alema e Veltroni) che lo ha rilegittimato e si sa poi come è andato a finire: è ancora qui a dettare la sua agenda anche da interdetto e rischiamo di ritrovarcelo, con questa nuova legge che si vuole approvare, anche Presidente della Repubblica; mentre agli altri due è già costata Oggi la storia si ripete con Renzi. Come andrà a finire non è dato di sapere; ma alcune certezze ci sono già: la legge elettorale del patto Renzi-Berlusconi non era ancora entrata in commissione che ha già creato una spaccatura nel Pd, le dimissioni di Cuperlo da presidente del Pd e lo smarrimento di tanti elettori che hanno votato Renzi. Mentre l’accordo ha ricompattato Forza Italia e il Caimano è tornato sulla scena nei panni del “padre costituente” e ha “ottenuto di tornare” - come dice lo stesso Berlusconi raggiante ed entusiasta - “ad essere io l’unico catalizzatore del centrodestra”.
Mentre i berlusconiani pensano che Alfano a questo punto in un modo o nell’altro dovrà tornare all’ovile. Che dire di questo bel risultato per il Pd?
Anche l’espressione che il “fine giustifica i mezzi” che richiama il dott Dotti; va precisata: Machiavelli non ha mai fatto un’affermazione becera di tal genere (né il dott. Dotti gliel’attribuisce, del resto); gliel’hanno appioppata i gesuiti, che lo odiavano.
Machiavelli però avrebbe considerato positivo in ultima analisi l’accordo, purché come dice Augias “il risultato sia nell’interesse del Paese e le riforme comprendano, per esempio, il conflitto d’interesse per evitare che altri diavoli possano comprare consenso a suon di denari”.
Starei attento anche a dire, come ha fatto un altro lettore, che “bisogna fare i patti con il "diavolo"e questi si fanno senza avere la puzza sotto il naso”. Vorrei ricordare che il patto con il diavolo non è indolore e senza prezzi per chi lo fa. Chi ha una minima conoscenza della letteratura favolistica sui “patti con il diavolo” sa che il baratto è sempre pericoloso, poiché il prezzo da pagare per il servizio del demone è l’anima del contraente. E nel nostro caso la crisi, lo smarrimento, lo snaturamento e la Si dirà: “è vero tutto, ma Renzi ha fatto in otto giorni quello che gli altri non hanno fatto in venti anni!” Perché Renzi con otto giorni è riuscito a fare quello che in vent’anni gli altri non sono riusciti a fare? Diciamo che Renzi ha indubbie qualità politiche che tutti del resto gli riconoscono. Mentre per ciò che riguarda il gruppo dirigente della sinistra e non solo della sinistra c’è da dire che da parte loro non vi è stata un’adeguata comprensione del pericolo del fenomeno Berlusconi. Il non aver compreso che il Caimano era “disceso in campo” soltanto per salvaguardare i propri interessi, e non per cambiare l’Italia, è stato senz’altro l’errore più grave di sottovalutazione che un politico potesse fare. Ma venendo all’oggi bisogna dire anche, ad onor del vero, che ora ci sono novità nello scenario politico che ieri non c’erano, che hanno facilitato l’iniziativa politica di Renzi.
Berlusconi non è più quello di una volta: ha perso alleati e milioni di voti, il suo carisma vacilla, il suo movimento è intorno al 20%, lontano dai grandi numeri di una volta; è stato condannato per frode fiscale dopo tre gradi ed è un pregiudicato interdetto, che non gode di nessuna considerazione all’estero, basta leggere la stampa europea e non solo per capire lo sdegno e lo stupore per averlo Berlusconi ha cercato in tutti i modi di evitare la condanna, scatenando i suoi parlamentari davanti al palazzo di giustizia di Milano, ha minacciato le dimissioni dei parlamentari, non ha lesinato attacchi alla Magistratura al Senato, al Presidente della Repubblica, ha fatto balenare lugubri scenari rivoluzionari in caso di un suo arresto ecc .
E’ uscito dalla larghe intese, cercando di far cadere il governo Letta perché voleva il salvacondotto e l’agibilità politica. Alfano e gli altri hanno votato a favore del governo e Berlusconi si è ritrovato emarginato e per la prima volta in quasi venti anni, ininfluente.
In fine c’è stato il pronunciamento della Corte che ha ritenuto incostituzionale il ‘porcellum’ che ha reso necessaria una nuova legge. Novità non da poco, che giustificano la volontà di trovare in fretta interlocutori che lo aiutassero a rifarsi una verginità e a rimetterlo al centro della scena politica al Per questo ha colto al volo la proposta di Renzi per cercare di fare quel pacchetto di riforme che già erano previste nel programma delle larghe intese; ma che lui, senza la contropartita di un salvacondotto, si è ben guardato di fare. Con questo accordo con il nuovo segretario del Pd è riuscito a portare in porto quella pacificazione che non gli era riuscita con Bersani e Letta. Oggi da Berlusconi alla Santanché, passando per Brunetta è tutto un osanna per Matteo. L’ex-premier ha bisogno di non cambiare di molto il ‘porcellum’, lasciare il listino bloccato per i suoi fedelissimi, riorganizzare le sue truppe, cercare di guadagnare un anno o due e poi, quando arriveranno a sentenze gli altri processi, se non gli daranno il salvacondotto da “maestro nelle clamorose «rotture» dell’ultimo miglio”, come l’abbiamo sinora conosciuto, butterà in aria il tavolo delle trattative, straccerà i patti sottoscritti, e ricomincerà a fare quello che ha sempre fatto: solo e soltanto i propri interessi personali.
E Renzi correrà, se non si muoverà con accortezza, il rischio di fare la stessa fine che fecero gli altri prima di lui che pensavano che con Berlusconi si potessero fare patti alla pari.
Si potrà impedire questo scenario, fare le riforme e far diventare l’Italia un Paese Normale? Sì, se Renzi capirà che per una battaglia come quella delle riforme c’è bisogno di un partito unito e convinto; ma per ottenere questo obiettivo bisognerà che egli abbandoni arroganza e visioni padronali nel dirigere e rinunci ad ogni velleità di comandare, cercando di discutere con tutti. Non a caso Gramsci, ricordava in proposito che c’è una bella differenza tra dirigere e comandare. E se vuoi dirigere devi saperti confrontare e scontrare, ma mai considerare le critiche in modo liquidarono né usare la delegittimazione personale verso chi pone questioni serie e di merito. Renzi oggi è al centro di molte speranze, sarebbe davvero un peccato se per voglia di stravincere finisse per deludere i milioni di Italiani democratici che credono che cambiare è possibile.
PS
In una lettera di qualche mese fa, facendo gli auguri a Renzi, lo invitai a seguire il consiglio contenuto in un famoso adagio di Erasmo da Rotterdam: “Ora che hai in mano Sparta, abbine cura”, utilizzando, secondo il merito, tutte le energie ancora vitali che sono nel partito. Oggi gli rinnovo quell’ invito.
23/01/2014
Romolo Vitelli
Nessun commento:
Posta un commento
LASCIA UN TUO COMMENTO