Gentile direttore.
ho letto la lettera del G.Dotti in risposta alla mia e lo ringrazio; ma mi corre l’obbligo di una precisazione non di poco conto. Il dott. dice di essere pienamente d’accordo, con il sottoscritto eccetto quando voglio dar “credito alla “ingenuità”(?) del precedente gruppo dirigente della Sinistra per non aver compreso che il caimano era disceso in campo soltanto per salvaguardare i propri interessi, e non per cambiare l’Italia”. Come si può vedere dal passo della mia lettera che riproduco qui di sotto non ho mai parlato di “ingenuità”del gruppo dirigente, ma di sottovalutazione ed errore: “Mentre per ciò che riguarda il gruppo dirigente della sinistra e non solo della sinistra c’è da dire che da parte loro non vi è stata un’adeguata comprensione del pericolo del fenomeno Berlusconi. Il non aver compreso che il Caimano era “disceso in campo” soltanto per salvaguardare i propri interessi, e non per cambiare l’Italia, è stato senz’altro l’errore più grave di sottovalutazione che un politico potesse fare.” Questo ho scritto nella mia lettera: 166. Dell’andare a Canossa e fare patti con il diavolo.
Ho parlato, caro Dotti, come puoi vedere dal testo di SOTTOVALUTAZIONE ED ERRORE, che un politico potesse fare. Questo per un politico significa non aver compreso Nulla dell’avversario che si deve combattere. La parola ingenuo viene dal latino e significa: nobile; non tutti quei politici in questione erano nobili, cioè ingenui.
No, qui siamo proprio davanti a un classico caso di scuola politica: quello compiuto dai dirigenti della “vecchia” generazione è stato un grave errore politico di analisi della realtà; e Gramsci ammoniva a tal proposito: “quando si sbaglia nell’analisi, nella teoria, si sbaglia anche nella prassi, nella lotta politica. Questo ha fatto sì che Berlusconi seguitasse indisturbato a fare i propri interessi.
Sono stato un dirigente politico e non mi posso permettere simili banali sviste; farei torto alla mia modesta intelligenza, caro Dotti.
Un caro saluto.( vn )
Romolo Vitelli
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