Era un giorno qualunque. Cinzia e Lidia, stremate da giornate intere trascorse a fare preventivi sempre più al ribasso e mai accettati, si guardano in faccia. Sono socie da 13 anni di una piccola agenzia di comunicazione a Reggio Emilia. Clienti che chiudono le loro aziende. Tanti libri, sempre più libri portati in tribunale, vera letteratura democratica. Cooperazione emiliana in autentico rosso. Crediti che aumentano e fatture mai riscosse che lasciano una scia di non detto tra i concordati preventivi e il fallimento del futuro. Impossibile continuare.
Lo scenario era questo ma per fortuna non è rimasto tale. Ci siamo rese conto che tutto stava cambiando a una velocità insostenibile. Siamo state costrette a congelare la nostra attività nel settore della comunicazione e sospendere la partita Iva.
In questa situazione di incertezza, ci siamo date da fare, cercando di creare un punto di aggregazione per le persone che intorno a noi, e come noi, si sono trovate in difficoltà.
Come è nata l'idea?
Lidia è molto brava con tutto ciò che è manuale - ma anche digitale - e in quel periodo realizzava da hobbista coperte con i maglioni usati. Cinzia ci sa fare con le parole e “Re-Plaid” è uscito come un sospiro di sollievo. Francesca, una nostra ex cliente licenziata a giugno, è una start-up di energie e di solarità in carne e ossa. Pietro, nostro ex-collega disoccupato da un anno, è un creativo di pura stoffa “made in Italy”. Aiutiamoci.
E così è nato il progetto Re-Plaid: realizzare plaid e oggetti in lana a partire da maglioni usati. Un progetto di solidarietà tra persone che hanno perso il lavoro, che mettono in campo professionalità e talenti rimboccandosi le maniche, spremendo le meningi con ago e forbice in mano, immaginando un'economia più etica. I plaid sono tutti realizzati a mano e ricamati elemento per elemento, sono double face e rendono la coperta bella due volte ma soprattutto molto calda. Dai ritagli, grazie alla sensibilità artistica di Paola, disneyana dall'infanzia, realizziamo i topi di lana.
Lo scenario era questo ma per fortuna non è rimasto tale. Ci siamo rese conto che tutto stava cambiando a una velocità insostenibile. Siamo state costrette a congelare la nostra attività nel settore della comunicazione e sospendere la partita Iva.
In questa situazione di incertezza, ci siamo date da fare, cercando di creare un punto di aggregazione per le persone che intorno a noi, e come noi, si sono trovate in difficoltà.
Come è nata l'idea?
Lidia è molto brava con tutto ciò che è manuale - ma anche digitale - e in quel periodo realizzava da hobbista coperte con i maglioni usati. Cinzia ci sa fare con le parole e “Re-Plaid” è uscito come un sospiro di sollievo. Francesca, una nostra ex cliente licenziata a giugno, è una start-up di energie e di solarità in carne e ossa. Pietro, nostro ex-collega disoccupato da un anno, è un creativo di pura stoffa “made in Italy”. Aiutiamoci.
E così è nato il progetto Re-Plaid: realizzare plaid e oggetti in lana a partire da maglioni usati. Un progetto di solidarietà tra persone che hanno perso il lavoro, che mettono in campo professionalità e talenti rimboccandosi le maniche, spremendo le meningi con ago e forbice in mano, immaginando un'economia più etica. I plaid sono tutti realizzati a mano e ricamati elemento per elemento, sono double face e rendono la coperta bella due volte ma soprattutto molto calda. Dai ritagli, grazie alla sensibilità artistica di Paola, disneyana dall'infanzia, realizziamo i topi di lana.
Siamo partiti cercando il coinvolgimento di istituzioni di solidarietà, centri per il volontariato, associazioni di promozione cooperativa della nostra città presentando un progetto che non considerava unicamente l'up-cycling creativo (i plaid) ma anche l'auto-aiuto, il baratto, lo scambio di servizi. Abbiamo incontrato persone molto motivate. Una in particolare, che ha fatto di tutto per farci incontrare cooperative sociali già avviate che potessero farci da incubatore.
Probabilmente la solidarietà istituzionale ha anche un lato intangibile e nel nostro caso non si è ancora sposata con la collaborazione.
Oggi stiamo procedendo con le nostre forze, con la partecipazione attiva e creativa di tanti nostri amici. Anche di Marco, fotografo reggiano, che ha creduto nel nostro progetto regalandoci un servizio fotografico meraviglioso. E con l'aiuto di un'altra signora, eremita, che non interrompe mai il suo pregare e ricamare per noi. La rete dei nostri amici si è mostrata più attiva ed efficace delle istituzioni. Vorremmo mettere l'accento sulle difficoltà, che sono tante, anche burocratiche, che pongono limiti a chi ha perso il lavoro (un disoccupato, ad esempio, non è considerato persona svantaggiata ai fini della cooperazione sociale, un lavoratore atipico con partita Iva che perde il lavoro non ha diritto alle agevolazioni fiscali del regime dei minimi, neppure chi deve chiudere la propria azienda).
Tutto l'aiuto ci è indispensabile: dalla perizia nei ricami della signora Luana (pensionata “minima” e molto più generosa dell'INPS) fino all'ultimo maglione chiuso nel vostro cassetto.
Portavoce del gruppo: Cinzia Bolognesi
replaid.aiutiamoci@gmail.com
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