Le leggi devono seguire la volontà del popolo e quelle che non lo fanno vanno cambiate. Questo dovrebbe essere l’assioma del buon governante. Perché in una “democrazia parlamentare” come la nostra il Parlamento, eletto dal popolo, dovrebbe sempre interpretarne la volontà e legiferare in tal senso.
Oggi così non è, e lo si può vedere in molti ambiti della nostra legislazione. Ne faccio alcuni esempi clamorosi: la legge elettorale (il “porcellum”), la legge sui “rimborsi elettorali” (riesumazione del “finanziamento pubblico” ai partiti, già bocciato da un referendum elettorale!), la legge di riforma delle autonomie locali (più nota come “legge Bassanini”). Per le prime due fortunatamente ormai l’opinione pubblica si è destata e se ne discute ovunque, mentre per la terza tutto tace e sembra non interessare nessuno.
Eppure quella legge, nelle Regioni, Province e Comuni, ha permesso il crearsi e consolidarsi di vere e proprie “oligarchie” che ormai spadroneggiano con metodi quasi dittatoriali. Prendiamo i Comuni: tale legge conferisce al Sindaco poteri enormi, dalla nomina degli Assessori anche presi dall’esterno e quindi “non eletti” dal popolo ma “nominati”, a quelle dei componenti dei vari cda di Municipalizzate e altri Enti pubblici o parapubblici, in barba ad ogni criterio di rispetto della volontà degli elettori.
Ho sempre sostenuto che la Legge Bassanini ha prodotto più danni che benefici. Col pretesto della “governabilità”, ossia di dare maggiore impulso alla attività di governo nei Comuni, Province e Regioni, ha praticamente distrutto la democrazia. Permettendo alle figure apicali (Sindaci, Presidenti di province e regioni) di nominare a loro piacimento in posti di alta responsabilità (come in Assessorati e in altri importanti ruoli istituzionali) un sacco di persone “esterne” anziché gli “eletti” dal popolo (sovrano?) in libere e democratiche elezioni, oltre a gravare enormemente sui bilanci dei rispettivi Enti (ma questo sarebbe il meno) ha prodotto – a mio avviso – e continua a produrre guasti irreparabili per il nostro povero sistema democratico.
Cerco di spiegarne sinteticamente i motivi. 1 – Gli “eletti” vengono in tal modo messi da parte e relegati al mero compito di votanti su decisioni prese da altri, in quanto i compiti decisionali vengono affidati a soggetti esterni “nominati” (si spera almeno competenti nei settori loro affidati) dai Sindaci o dai Presidenti, che in tal modo li hanno in pugno e li controllano come vogliono, potendoli licenziare in ogni momento; 2 - Si offendono così gravemente sia gli eletti che gli elettori, che hanno votato per certe persone e se ne trovano a comandare altre, con grave sprezzo della “volontà popolare” e vero e proprio “schiaffo morale” a quanti con impegno e dedizione hanno fatto politica e sono stati eletti nell’interesse di tutta la Comunità; 3 – Si creano dei centri ristretti di potere, delle “oligarchie”, e spesso delle “cricche”, che possono fare il bello e il cattivo tempo, fregandosene del voto degli elettori, che non contano nulla così come poco contano anche i loro eletti, avvilendo così la democrazia (che dovrebbe essere equa distribuzione del potere secondo il responso delle urne) e sostituendola con apparati politico-burocratici autoreferenziali, completamente staccati dal contesto popolare, che pensano solo ai propri interessi. L’annuncio della Presidenza della Regione Lombardia di nominare ben 11 “esterni” su 14 Assessorati si inquadra in quest’ottica.
Ora mi chiedo: perché nessuno ne parla?? Evidentemente perché una legge siffatta fa comodo a tutti, di qualsiasi colore politico, quando si trovano al governo di Regioni e Città. Ma così ne soffre la democrazia.
Giovanni Dotti
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