domenica 21 luglio 2013

PD ED ALFANO : EDITORIALE

Dopo aver espresso piena fiducia ad un inetto ministro degli interni, fioccano le prese di posizione ed i “ distinguo “ nel PD di fronte ad una base sempre meno disposta a tollerare l’asservimento a Berlusconi .Il senatore PD  Walter Tocci, su l’Unità del 20 luglio scrive che “ avremmo dovuto ottenere la revoca della delega al Ministro dell’Interno “….mentre “ la sua permanenza sarà fonte di ricatti …e di ulteriori passaggi traumatici .E’ UNO DEI PIU’ GRAVI EPISODI DELLA STORIA DELLA REPUBBLICA …UNO SMACCO PER L’IMMAGINE INTERNAZIONALE ,PROPRIO SU QUELLA GARANZIA DEI DIRITTI UMANI CHE DOVREBBE ASSERE SACRA IN DEMOCRAZIA “
Queste frasi sono di un senatore del PD ,non di Vendola o di Grillo !
Questa brutta pagina è soprattutto, la dimostrazione che la scelta di gettarsi nell’ammucchiata di governo con il partito di Silvio Berlusconi è stata un errore grave e dalle conseguenze  prevedibili  . Il prezzo pagato finora sull’altare di un malinteso concetto di governabilità è stato salato, ma rischia di diventare salatissimo nei prossimi mesi.
E soprattutto ancora una volta paga il Paese .
Quando il senatore afferma che la presenza di Alfano è “ fonte di “ ulteriori passaggi traumatici “ è cosciente che ce ne sono già stati a bizzeffe …e ce ne saranno altri .


La coperta offerta a un ministro degli Interni  ridicolamente  superficiale, se non colluso, con un’operazione della quale il Paese deve vergognarsi, è stata preceduta da altri episodi assai poco edificanti, come il consenso alla sospensione dei lavori della Camera imposto da un Pdl in trincea contro una decisione della magistratura giudicante, il traccheggiare sulla legge di riforma del finanziamento ai partiti, e soprattutto l’incertezza e i rinvii di fronte ai diktat del Pdl sull’abolizione dell’Imu. C’è da chiedersi che cosa succederà quando di qui a poco i nodi giudiziari del Cavaliere arriveranno al pettine e il Pd, finora silente e imbarazzato sulla questione, dovrà in qualche modo prendere una posizione chiara.
Questo è il governo del rinvio .   L’unico vero provvedimento dell’esecutivo per fronteggiare la crisi economica ancora dilagante è stato un decreto pomposamente definito “del fare” e che invece più propriamente si sarebbe dovuto chiamare “del dire e non dire “                                       In attesa di un cambio di rotta, il governo delle larghe intese sul nulla appare sempre più la zattera sulla quale il vecchio gruppo dirigente del Partito democratico è salito dopo il naufragio elettorale del febbraio scorso e al quale resta aggrappato aspettando che dagli Stati Uniti arrivi un refolo di ripresa economica e, soprattutto, che il tempo rosoli per bene Matteo Renzi e chiunque altro prefiguri un’alternativa all’antico andazzo.
Di fronte a questo spettacolo fa sorridere rammentare gli azzardati paragoni con il coraggio di Moro e Berlinguer negli Anni Settanta che salutarono la nascita del governo Letta.



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