Lunga vita ai cipressi californiani
Egregio Direttore,
spero che le proteste di molti Cittadini
abbiano fatto riflettere l’Assessore Clerici inducendolo a desistere dalla sua
insana idea di far abbattere i 13 cipressi californiani all’interno dei Giardini
Estensi di Varese. Innanzitutto dovrebbe
tener presente che fare l’assessore non significa essere il padrone indiscusso dei
beni cittadini che gli sono stati affidati da amministrare. Egli deve assicurarne la manutenzione, la
loro conservazione ed il miglioramento e non lo stravolgimento o la loro
distruzione, siano essi edifici pubblici, strade o verde pubblico.
E non serve esprimersi con una
fraseologia pomposa per confondere i Cittadini e giustificare l’abbattimento
dei cipressi come “intervento filologico”.
A qualcuno che parla di mantenere soltanto le piante autoctone vorrei
far presente che di verde nella Città Giardino ne resterebbe poco o niente,
visto che per la stragrande maggioranza sono tutte essenze importate e
trapiantate nel corso dei secoli. Che
differenza fa se una sequoia è stata importata nel XVII o XVIII secolo e un
cipresso californiano nel XIX o XX secolo ?
Tutte le piante esotiche che si trovano nei famosi giardini di Villa
Taranto o delle Isole Borromee mica sono state piantate in una sola volta nella
realizzazione di detti parchi. Quello
che conta è stabilire se determinate piante nel loro contesto siano o meno
piacevoli da vedere e da ammirare. Forse
che dovremmo abbattere tutte le palme, i cedri del Libano, i cedri dell’Imalaya,
gli ulivi e tantissime altre piante non autoctone che si trovano in moltissimi
giardini pubblici e privati di Varese e provincia ? Ma mi faccia il piacere !
L’Assessore Clerici in altri tempi sarebbe
stato un valente “kapò” ed ora, vista la tanta sua intraprendenza, da verace
autoctono celtico perché non pensa di estirpare dalla Città Giardino anche
tutte le etnie di razze umane diverse ?
Signor Sindaco per favore cerchi di frenare
gli eccessivi impulsi di questo giovane rampollo !!
17 aprile 2013
Martino
Pirone
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