E' accaduto nel lodigiano .
Martedì mattina è entrata in azienda, si è chiusa nel bagno e pillola dopo pillola ha tentato di ammazzarsi. Di assopire una volta per tutte la disperazione in quelle piccole pastiglie, prescritte guarda caso per non sentire il dolore. Lei, romena e mamma di tre figli, aveva deciso che non aveva più senso lottare contro il colosso della logistica che da mesi la faceva sentire non come una donna di 43 anni ma come un «tumore da estirpare».
A marzo era toccato a un’altra donna, impiegata in un’altra azienda dello stesso settore e con un grave lutto famigliare impossibile da lasciarsi alle spalle. Dopo una serie di ricatti e punizioni, dall’oggi al domani era passata dal solito incarico in reparto ad addetta delle pulizie. Così una volta a casa aveva cercato di togliersi la vita, l’avevano salvata appena in tempo il marito e la figlia.
Purtroppo nelle aziende sta avvenendo il contrario di ciò che dovrebbe avvenire in tempi di difficoltà: è scaduta ai minimi termini quel briciolo di solidarietà collettiva che c’era, se non sei direttamente toccato da un problema... te ne freghi. Tutti dovrebbero semmai darsi una mano, invece è preferibile che qualcun’altro anneghi, “basta che non succeda a me”».
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