Il lavoro ha considerato un campione di 13.856 militari, in servizio o meno, registrati nel Police National Computer britannico, database che registra i dati del personale di tutti i reparti di polizia sul territorio, i militari, i servizi segreti, ecc. I ricercatori hanno studiato i tassi di crimini violenti (esclusa però la violenza domestica) e hanno cercato di rapportarli alla presenza di disordini da stress post-traumatico, stati di ansietà, depressione o altre patologie dell’umore.
In questo modo, hanno scoperto che tra poliziotti e militari, il tasso di condanne per reati violenti è dell’11%, contro il 6,7% riscontrabile tra i cittadini “qualunque”. Ma quando si considerano solo i 2700 uomini under 30 in servizio nelle forze armate la percentuale sale a uno su cinque (20,6%). Inoltre, come già detto, gli uomini che hanno combattuto in Iraq e Afghanistan hanno una probabilità maggiore del 53% di commettere reati che vanno dall’ aggressione verbale all’ omicidio rispetto a quelli mai stati al fronte, e nel caso di persone richiamate a combattere più volte in più guerre, la percentuale sale addirittura al 70/80%.
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