sabato 19 gennaio 2013

IL TURISMO SECONDO L'EX MINISTRO SENZA PORTAFOGLIO GNUDI

INTRODUZIONE AL PIANO STRATEGICO DA ATTUARE ENTRO IL 2020 .



Negli ultimi dieci anni uno dei settori economici che ha avuto la crescita maggiore a livello mondiale è il turismo. Infatti, la spesa dei turisti per viaggi all’estero è raddoppiata e si prevede che nei prossimi dieci anni aumenti di un ulteriore 50%. Nel 2011, più di un miliardo di persone ha effettuato un viaggio all’estero per turismo.

L’Italia ha ancora un ruolo rilevante nel turismo internazionale, ma stenta a tenere il passo della crescita del settore e tende a perdere quota di mercato nei confronti dei suoi tradizionali concorrenti europei, evidenziando una notevole perdita di competitività. Il turismo comunque rappresenta per il nostro Paese un settore rilevante, con un peso significativo nell’economia nazionale, generando maggiori opportunità di lavoro rispetto ad altri settori industriali considerati prioritari.

Il contributo del turismo al prodotto interno lordo dell’Italia ammonta a oltre 130 miliardi di euro (circa il 9% della produzione nazionale) e le persone impegnate in questo settore sono circa 2,2 milioni (un lavoratore su dieci). Il turismo esprime inoltre un notevole potenziale per ciò che riguarda la comunicazione e l’integrazione interculturale, due elementi rilevanti in un mondo divenuto multi-polare.

Il turismo offre inoltre grandi opportunità per la valorizzazione del nostro straordinario patrimonio storico e artistico, sia rispetto alla comunicazione delle identità dei territori, ma soprattutto in termini di attrazione di nuove risorse per la loro conservazione e rivalutazione.

Le analisi mettono chiaramente in luce le criticità dell’industria turistica italiana: problemi di governance del settore, promozione all’estero estremamente frammentata e graduale marginalizzazione dell’Enit, nanismo delle imprese, limiti nella capacità di costruire prodotti turistici competitivi, infrastrutture insufficienti, formazione del personale inadeguata al mercato globale, difficoltà ad attrarre investimenti internazionali, solo per citarne alcune. Di fronte a queste criticità, il piano strategico propone alcune linee guida e individua un numero rilevante di azioni concrete che potrebbero rapidamente migliorare la competitività del settore turistico nazionale.

Condizione indispensabile per un rilancio del settore è un radicale cambiamento nell’approccio ai problemi del turismo, che nessun Governo ha mai messo al centro della propria agenda.

Il turismo non è mai stato considerato come un investimento su cui puntare per lo sviluppo del Paese. Un esempio per tutti: nei vari piani per la crescita del Mezzogiorno varati dai governi, il turismo non ha mai avuto un ruolo rilevante.

È necessario dunque avviare un cambiamento anzitutto culturale, iniziando a considerare il turismo come una grande opportunità per il Paese e coordinando gli sforzi necessari a valorizzarne il potenziale inespresso. L’impareggiabile ricchezza di “risorse turistiche” del Paese non deve condurre cioè all’ingenua convinzione che i turisti internazionali continueranno ad arrivare spontaneamente; infatti, come spiegano numerose ricerche, i viaggiatori internazionali cercano oggi un’offerta organizzata e, anche se l’Italia rappresenta per più di una ragione la meta più desiderabile, spesso la scelta finale premia altre destinazioni perché complessivamente più convenienti o più “facili”. Per competere con successo nel mercato turistico internazionale, è necessario allora comprendere a fondo anzitutto la domanda ed essere in grado poi di offrire prodotti moderni, consapevoli del fatto che l’esperienza di consumo turistico ha inizio ben prima dell’atto della prenotazione e termina ben dopo il rientro a casa.

Questo piano strategico costituisce un primo passo per indirizzare questa evoluzione al fine di consolidare il vantaggio competitivo dell’Italia e di contribuire allo sviluppo dell’economia e alla creazione di nuovi posti di lavoro. Secondo alcune stime conservative, le azioni contenute in questo piano possono tradursi in circa 30 miliardi di Euro di incremento del PIL e in 500.000 nuovi posti di lavoro entro il 2020. Si tratta di un’opportunità che il Paese non può non cogliere e di una responsabilità inderogabile verso le nuove generazioni.

Oltre alle azioni il piano propone un’innovazione di metodo attraverso l’individuazione di una direzione chiara nella quale muoversi mediante un approccio coordinato tra tutti gli attori coinvolti, condizione imprescindibile per operare efficacemente nel mercato globale. Il turismo non può più essere vissuto come faccenda di esclusivo interesse degli addetti ai lavori.

Questo piano dovrà essere aggiornato ogni due anni, con un respiro almeno quinquennale, in modo da farlo diventare un irrinunciabile strumento operativo sia per le istituzioni statali e regionali sia per i singoli operatori.

Il turismo può dare un concreto contributo per far sì che il nostro Paese torni a imboccare la strada della crescita, a condizione però di dedicare a questo settore le necessarie risorse e che vi sia un convinto coinvolgimento di tutti gli operatori pubblici e privati interessati.




                                                                                     Piero Gnudi

 Come introduzione non fa una grinza ,ma mi domando a che pro,visto che il suo governo....non governa piu'.

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