Negli
ultimi dieci anni uno dei settori economici che ha avuto la crescita maggiore a
livello mondiale è il turismo. Infatti, la spesa dei turisti per viaggi
all’estero è raddoppiata e si prevede che nei prossimi dieci anni aumenti di un
ulteriore 50%. Nel 2011, più di un miliardo di persone ha
effettuato un viaggio all’estero per turismo.
L’Italia
ha ancora un ruolo rilevante nel turismo internazionale, ma stenta a tenere il
passo della crescita del settore e tende a perdere quota di mercato nei
confronti dei suoi tradizionali concorrenti europei, evidenziando una notevole
perdita di competitività. Il turismo comunque rappresenta per il nostro Paese
un settore rilevante, con un peso significativo nell’economia nazionale,
generando maggiori opportunità di lavoro rispetto ad altri settori industriali
considerati prioritari.
Il
contributo del turismo al prodotto interno lordo dell’Italia ammonta a oltre
130 miliardi di euro (circa il 9% della produzione nazionale) e le persone
impegnate in questo settore sono circa 2,2 milioni (un lavoratore su dieci). Il
turismo esprime inoltre un notevole potenziale per ciò che riguarda la comunicazione
e l’integrazione interculturale, due elementi rilevanti in un mondo divenuto
multi-polare.
Il
turismo offre inoltre grandi opportunità per la valorizzazione del nostro
straordinario patrimonio storico e artistico, sia rispetto alla comunicazione
delle identità dei territori, ma soprattutto in termini di attrazione di nuove
risorse per la loro conservazione e rivalutazione.
Le
analisi mettono chiaramente in luce le criticità dell’industria turistica
italiana: problemi di governance del settore, promozione all’estero
estremamente frammentata e graduale marginalizzazione dell’Enit, nanismo delle
imprese, limiti nella capacità di costruire prodotti turistici competitivi,
infrastrutture insufficienti, formazione del personale inadeguata al mercato globale,
difficoltà ad attrarre investimenti internazionali, solo per citarne alcune. Di
fronte a queste criticità, il piano strategico propone alcune linee guida e
individua un numero rilevante di azioni concrete che potrebbero rapidamente
migliorare la competitività del settore turistico nazionale.
Condizione
indispensabile per un rilancio del settore è un radicale cambiamento
nell’approccio ai problemi del turismo, che nessun Governo ha mai messo al
centro della propria agenda.
Il
turismo non è mai stato considerato come un investimento su cui puntare per lo
sviluppo del Paese. Un esempio per tutti: nei vari piani per la crescita del
Mezzogiorno varati dai governi, il turismo non ha mai avuto un ruolo rilevante.
È
necessario dunque avviare un cambiamento anzitutto culturale, iniziando a
considerare il turismo come una grande opportunità per il Paese e coordinando
gli sforzi necessari a valorizzarne il potenziale inespresso. L’impareggiabile
ricchezza di “risorse turistiche” del Paese non deve condurre cioè all’ingenua
convinzione che i turisti internazionali continueranno ad arrivare
spontaneamente; infatti, come spiegano numerose ricerche, i viaggiatori
internazionali cercano oggi un’offerta organizzata e, anche se l’Italia
rappresenta per più di una ragione la meta più desiderabile, spesso la scelta
finale premia altre destinazioni perché complessivamente più convenienti o più
“facili”. Per competere con successo nel mercato turistico internazionale, è
necessario allora comprendere a fondo anzitutto la domanda ed essere in grado
poi di offrire prodotti moderni, consapevoli del fatto che l’esperienza di
consumo turistico ha inizio ben prima dell’atto della prenotazione e termina
ben dopo il rientro a casa.
Questo
piano strategico costituisce un primo passo per indirizzare questa evoluzione
al fine di consolidare il vantaggio competitivo dell’Italia e di contribuire
allo sviluppo dell’economia e alla creazione di nuovi posti di lavoro. Secondo
alcune stime conservative, le azioni contenute in questo piano possono tradursi
in circa 30 miliardi di Euro di incremento del PIL e in 500.000 nuovi posti di
lavoro entro il 2020. Si tratta di un’opportunità che il Paese non può non
cogliere e di una responsabilità inderogabile verso le nuove generazioni.
Oltre
alle azioni il piano propone un’innovazione di metodo attraverso
l’individuazione di una direzione chiara nella quale muoversi mediante un
approccio coordinato tra tutti gli attori coinvolti, condizione imprescindibile
per operare efficacemente nel mercato globale. Il turismo non può più essere
vissuto come faccenda di esclusivo interesse degli addetti ai lavori.
Questo
piano dovrà essere aggiornato ogni due anni, con un respiro almeno
quinquennale, in modo da farlo diventare un irrinunciabile strumento operativo
sia per le istituzioni statali e regionali sia per i singoli operatori.
Il
turismo può dare un concreto contributo per far sì che il nostro Paese torni a
imboccare la strada della crescita, a condizione però di dedicare a questo
settore le necessarie risorse e che vi sia un convinto coinvolgimento di tutti
gli operatori pubblici e privati interessati.
Piero Gnudi
Come introduzione non fa una grinza ,ma mi domando a che pro,visto che il suo governo....non governa piu'.
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