Pubblichiamo la nota del prof. Marco Cosentino scritta in seguito al nostro post . Ovviamente concordiamo col contenuto della sua lettera .
La realtà è che un medicinale vale l'altro, a parità di principio attivo dosaggio e forma farmaceutica, e qualche problema potrebbe sorgere al massimo con la sostituzione in corso di malattia cronica unicamente per quei farmaci a basso indice terapeutico e finestra terapeutica ristretta (pochissimi).
Lo stato scarica su medici e assistiti (e farmacisti? mah...) l'interpretazione dei medicjnale come prodotto di consumo soggetto alle leggi del "libero mercato" e fa pagare il prezzo di un'industria farmaceutica negli ultimi decenni cresciuta a dismisura e globalizzata. Si torni al medicinale come strumento di cura e si restringa l'autorizzazione per nuovi farmaci unicamente a quelli che si dimostrano superiori agli esistenti, consentendo il pacebo solo ove non vi sia terapia di riferimento. E si smetta con la disinformazione sui generici/equivalenti, che, se lo stato vigila, hanno precisamente la medesima qualità di qualsiasi medicinale in commercio (e se lo stato non vigila sono a rischio i generici così come le specialità).
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