mercoledì 4 luglio 2012

NIENTE FINERALI RELIGIOSI AL BOSS MAFIOSO : FINALMENTE !


Nella chiesa del Santissimo Crocifisso di Siculiana (Agrigento) era già  tutto pronto per i funerali di Giuseppe Lo Mascolo, ultrasettantenne deceduto due giorni prima a causa di un ictus. Il parroco don Leopoldo Argento però ha dovuto fermare la funzione: niente esequie per Lo Mascolo, ma soltanto una preghiera e la benedizione della salma.



 Il motivo? Lo Mascolo era considerato il nuovo boss mafioso di Siculiana, e l’ordine della Curia è stato netto: nessun funerale in chiesa per boss e presunti tali. Arrestato solo pochi giorni prima di morire nell’operazione della polizia “Nuova Cupola”, per gli inquirenti  Lo Mascolo era infatti uno dei personaggi più importanti della cosca, secondo soltanto ad Antonino Gagliano, il presunto capo mandamento della zona.

In passato il piccolo comune aveva guadagnato le pagine dei giornali a causa di boss mafiosi come Pasquale Cuntrera e Gerlando Caruana, diventati i principali gestori del narcotraffico su scala mondiale. Oggi invece Siculiana celebra la storica scelta di monsignor Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente della commissione episcopale della Cei, che vietando le esequie religiose per un boss mafioso crea di fatto un importante precedente.

Per la verità non è la prima volta che il presule della città dei templi prende posizione contro Cosa Nostra. “L’unico modo per imbavagliare la mafia è  fare sul serio, amare e cercare la verità e il bene, rifiutare la mediocrità, i compromessi e il conformismo. Se la mafia c’è è anche colpa nostra” aveva detto monsignor Montenegro durante i festeggiamenti in onore di San Calogero, il santo patrono. “La mafia deve essere combattuta a partire dalle feste religiose, momento storicamente molto caro ai boss di provincia” è invece il commento del sacerdote Carmelo Petrone, direttore del settimanale diocesano L’amico del Popolo.

Parole lontane anni luce dall’atteggiamento tenuto negli anni ’60 dal cardinale di Palermo Ernesto Ruffini.  “Che cos’è la mafia? Forse una marca di detersivi?” scherzava Ruffini con i giornalisti. I rivoli della storia di Cosa nostra raccontano infatti di un atteggiamento per nulla ostile tenuto da alcuni ministri del culto nei confronti di importanti boss mafiosi.

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