giovedì 5 luglio 2012

CAMPAGNA CONTRO LA VIOLENZA ALLE DONNE - PERSECUTORE ISTRUITO E PROFESSIONISTA

Un flash mob a Roma contro la violenza sulle donne: sui cartelli i nomi delle donne uccise da inizio anno         
                                                                   Istruito, libero professionista o imprenditore. E' questo il profilo dell'autore di violenza che fa capolino negli ultimi tempi, affiancandosi a quello della persona con un basso grado di istruzione scolastica che svolge mansioni di tipo operaio. E il dato più significativo che emerge dalla ricerca, dell'Osservatorio sulla violenza di Telefono Rosa sulle 1189 donne che nel corso del 2011 hanno contattato l'associazione, è che il 5% dei persecutori lavora nelle Forze dell'ordine.



Telefono Rosa sradica così i luoghi comuni che a lungo hanno accompagnato lo studio delle dinamiche violente: nel 2011, infatti, circa un autore di violenza su due possiede un diploma di scuola superiore e il 18% dei persecutori possiede di un titolo di laurea. Se nel caso delle vittime straniere appaiono significative le percentuali relative a violenze subite da parte di soggetti dal basso profilo professionale (il 36% sono operai), all'interno del segmento italiano si riscontra, al contrario, accanto al 21% di impiegati, ad aver commesso una forma di violenza verso una donna italiana è l'11% di liberi professionisti, seguiti dal 7% di imprenditori. Il 5% dei persecutori, infine, lavora all'interno delle Forze dell'Ordine.

La violenza sulle donne si consuma per la maggior parte all'interno delle mura domestiche per mano del proprio partner, capaci di non rendere visibili gli atteggiamenti violenti nei momenti pubblici. In particolare, si registra una nuova crescita della percentuale di vittime di violenza all'interno dei contesti matrimoniali, cui si affianca l'incremento delle vittime attualmente inserite in contesti di convivenza. Il 53% (61% tra le straniere) afferma di aver subito violenza dal proprio marito e il 10% per mano del proprio convivente. Si riduce al 18%, invece, il numero di casi in cui il maltrattamento è stato agito da parte di un ex partner. Appare marginale dal punto di vista statistico, infine, la percentuale di abusi avvenuti per mano di sconosciuti, pari solo al 2% dei casi.

Contrariamente a convinzioni comuni, il 62% delle vittime afferma che l'autore della violenza non è dedito né all'uso di droghe, né all'abuso di alcool: i casi di maltrattamento da parte di chi consuma alcool raggiungono il 24% e di chi consuma droghe il 14%. Il 78% delle vittime ha un'età compresa tra i 25 ed i 54 anni, con un significativo picco in corrispondenza del segmento delle 35-44enni. A rendere evidente il processo di cambiamento culturale in atto tra le donne, è anche il progressivo incremento del numero di vittime che hanno deciso di non lasciare il proprio lavoro dopo il matrimonio (64%), forse per un desiderio di auto-tutela verso la propria condizione individuale. Un dato che fa riflettere è infine quello relativo alla tutela dei minori e al modello culturale per le nuove generazioni: nel 75% dei casi i figli hanno assistito alla violenza. La percentuale raggiunge il 78% tra le donne straniere.

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