Il sangue trovato sul cavallo dei pantaloni che indossava Giuseppe Uva appartiene a lui stesso e haun’origine anale. Tuttavia, non si registrano tracce di liquido seminale sugli indumenti, né della vittima, e nemmeno di eventuali persone terze. Lo ha dichiarato, oggi, in aula, il perito Adriano Tagliabracci, incaricato dal tribunale di Varese di chiarire che origine avessero le macchie rinvenute sugli indumenti che indossava il 43enne.
L’udienza del processo che vede alla sbarra lo psichiatra Carlo Fraticelli (imputato di omicidio colposo per una errata somministrazione di sedativi) era dedicata ad ascoltare la prima tranche di relazioni peritali, disposte dal giudice Orazio Muscato. Si cerca di capire se gli indumenti, il sangue, il corpo, e altri frammenti genetici possano dare qualche indizio in più sulle cause che hanno originato la morte di Giuseppe Uva. Non è facile. I medici chiamati in causa dal pm Agostino Abate dicono di essere innocenti. I carabinieri e i poliziotti che intervennero quella notte portandolo in caserma hanno affermato di non aver mai picchiato Uva, e hanno anche querelato la sorella che li ha accusati, in tv, di violenze gratuite.
Non è emersa alcuna conclusione ultimativa ma è stato comunque confermato l’indizio del sanguinamento anale, a cui però bisogna ancora dare un significato processuale. Quando avvenne? Quella notte? La domanda non è da poco: il perito non ha chiarito se quella macchia è ascrivibile al sangue perso da Giuseppe la notte prima di morire, e d’altronde non era questo che gli chiedeva il quesito del tribunale. Ha affermato però che quella macchia si formò in uno stesso momento, poiché non si sono creati aloni, come sarebbe stato logico aspettarsi, in caso di sovrapposizioni in tempi diversi, magari originati da infezioni o da qualche malattia di cui, in ipotesi, poteva soffrire il soggetto.
Più precisamente, vi sono cellule pavimentose che potrebbero essere del canale anale o delle basse vie urinarie. Il medico propende però per la prima ipotesi, poiché ha effettuato dei test sul punto e non vi ha rilevato tracce di urina.
Per capire se il suo corpo abbia subito lesioni o eventi traumatici, sarà importante ascoltare i periti che parleranno la prossima udienza, il 19 marzo (Demori, Ferrara e Thiene) ovvero i medici che hanno proceduto con la riesumazione del cadavere e seguito la nuova autopsia. Oggi è stato ascoltato per primo il professor Maurizio Clementi dell’università di Padova; ha affermato di avere analizzato il sangue della vittima, e di aver svolto accertamenti su enzimi in vitro, da cui è emerso cheUva aveva un metabolismo normale..
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