Nella Montagne Nuba si stanno commettendo lo stesso genere di crimini contro l’umanità riscontrati nel Darfur. Lo ha affermato a Juba, capitale del Sud Sudan, Makesh Kapila, ex capo dell’Undp (Programma Onu di Sviluppo) in Sudan, che ha guidato una delegazione di Aegis (una Ong britannica che si occupa di prevenire in crimini contro l’umanità) che ha visitato il campo di rifugiati di Yida, nello Stato di Unità (Sud Sudan) ed alcune aree delle Montagne Nuba.
Il campo accoglie i rifugiati provenienti dalle Montagne Nuba, nel Sud Kordofan, lo Stato del Sudan, dove violenti combattimenti oppongono le truppe di Khartoum e quelle del Movimento di Liberazione del Popolo Sudanese. Secondo Kapila nelle Montagne Nuba le truppe sudanesi stanno commettendo lo stesso genere di crimini contro i civili commessi nel Darfur (nell’ovest del Sudan), ma su una scala più vasta. Secondo il responsabile dell’Ong la guerra nella regione ha colpito 1,2 milioni di civili. Di questi 300.000 sono stati costretti alla fuga, mentre la produzione agricola locale è crollata ed è in grado di supplire solo al 25% dei bisogni della popolazione. Kapila ha lanciato un appello alla comunità internazionale perché intervenga a fermare il conflitto, imponendo una zona di non sorvolo agli aerei militari, ed ha invitato i Paesi che forniscono armi al Sudan di bloccare nuove forniture belliche all’esercito di Khartoum. Secondo Kapila le forze sudanesi usano armi ed equipaggiamenti provenienti da Iran, Cina, Ucraina, Russia e Stati Uniti. (R.P.)
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