Cesare e Flavia sono più che amici, anche se lui è un sacerdote. «C’è stato qualcosa di più diciamo. Intimo. Stiamo, stavamo bene insieme, un bel rapporto e abbiamo deciso di andare a vivere insieme e di lavorare per mantenerci».
Un legame fatto non solo di parole e dialogo. Insieme al bar a prendere il caffè, pranzi e cene a casa di amici, poi a spiaggia a fare il bagno. Mano nella mano. Vicini vicini. Lui occhi azzurri e voce suadente, 48 anni. Lei bella, mora, truccata e formosa, dieci anni di meno, un figlio di 5 anni avuto da un altro compagno da cui si è divisa («ma Cesare non c’entra»). Sino a diventare soci dietro al bancone di un bar dopo aver lasciato dietro di sè la “vecchia” vita. Le loro strade adesso sembrano dividersi di nuovo dopo un paio di mesi vissuti intensamente. «Vendiamo il bar e ognuno ritorna da dove è venuto. La Chiesa non ci permette di stare insieme, ma rimarremo amici, uniti, ci vedremo ancora». Lei continuerà ad andare da lui, come amica, a far visita, a dargli una mano, a lavare, stirare. Così dicono.
Non ci sarebbe nulla di strano in questa vicenda se il barista, dietro al bancone del bar “Smile” di via Amendola a Savona, non fosse un prete. Un sacerdote vero, in servizio, don Cesare Donati, ex parroco di Bastia.
Il vescovo della diocesi di Albenga-Imperia, monsignor Mario Oliveri, non lo ha mai voluto sospendere o sollevare dall’incarico, nonostante lui abbia ammesso la crisi spirituale e la decisione di lasciare la tonaca per andare a vivere insieme a Flavia. La sua compagna.
( da Il secoloxix )
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