SEMEL IN ANNO LICET INSAVIRE
La traduzione di questa frase è: una volta all’anno è lecito impazzire. E' un'idea antica, già espressa da vari autori latini e divenuta proverbio nel medioevo, che sta a significare che in un ben definito periodo di ogni anno ognuno è autorizzato a non rispettare le convenzioni religiose e sociali, a comportarsi come se fosse un'altra persona. E questo periodo è rappresentato dal Carnevale, dove la tradizione del mascheramento permetteva di dare libero sfogo al gioco, allo sghignazzo e allo scherzo.
Il carnevale è una delle poche feste con chiare radici pagane, insieme al Ferragosto. Segna la fine dell’inverno e l’inizio del nuovo anno (anche se in questi giorni non si direbbe) e quindi il passaggio tra il mondo degli inferi e quello dei vivi.
Benché presente nella tradizione cattolica, i caratteri della celebrazione del Carnevale hanno origini in festività ben più antiche, come per esempio le dionisiache greche o i saturnali romani. Nelle dionisiache e nei saturnali si realizzava un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie per lasciar posto al rovesciamento dell'ordine, allo scherzo e anche alla dissolutezza. Insomma, a carnevale ogni scherzo vale, con buona pace dei permalosi.
La maschera che lo rappresenta più di ogni altra è probabilmente Arlecchino, che Dario Fo ha portato in scena da sempre, con o senza maschera, perché come dice in un’intervista del 1986: “Arlecchino è una maschera che non ha un ruolo fisso, è un furfante che si può permettere ogni trasformazione e si adatta a tutte le circostanze e a tutti i paesi perché dentro è sapiente.”
E continua “Un tempo a mascherarsi erano i giullari che sbeffeggiavano i potenti per non farsi riconoscere dagli sbirri e subire vendette. Poi le maschere sono state indossate per il bisogno di camuffarsi, di entrare in ruoli impropri, per esorcizzare certe paure, come quella della morte attraverso la maschera del teschio.”
In un’intervista a Giorgio Bocca, sempre a proposito del Carnevale, Dario dichiarava: “Il Carnevale è la celebrazione di una vittoria popolare, è la libertà sfrenata e gioiosa che il suddito, l’oppresso si prende dal potente. I carnevali italiani che ricordano la cacciata di un tiranno o dell’invasore straniero sono numerosi ed è naturale che in essi si celebri una battaglia, come quella famosissima delle arance a Ivrea.”
Torniamo ad Arlecchino: vi proponiamo alcuni brani di una lezione tenuta a Venezia negli anni ’80 (come si intuisce anche dai riferimenti ai politici di allora!) su questa famosa e intramontabile maschera. Buona lettura, buon Carnevale e buone pazzie!!!
( Da Cacao )
Nessun commento:
Posta un commento
LASCIA UN TUO COMMENTO