Intanto su tutti i quotidiani è uscito il prospetto che riassume i redditi medi dei lavoratori autonomi riferiti al 2009 ( dichiarazione dei redditti 2010) che sconcerta chiunque lo legga. In pratica il dato che emerge è quello di un Paese i cui i lavoratori autonomi o vivono sull'orlo della povertà o sono dei grandi evasori. Stimando che la tabella riassuntiva sia vera (Corriere della Sera) quello che si prospetta al lettore sono una serie di numeri che non hanno obiettivamente senso.
Per esempio: lo sapevate che i noleggiatori e i gestori di discoteche sono in costante perdita? I primi dichiarano una perdita annuale di 6.100 euro, i secondi di 4.700. In parole povere farebbero questo lavoro per perdere migliaia di euro l'anno.
Anche i centri benessere sarebbero in perdita di meno 5.300 all'anno. A questo dato, personalmente, risulta difficile credere perché frequentandone alcuni di questi da qualche anno non ho riscontrato una diminuzione di clienti nel tempo, ma anzi un incremento sia di ospiti che di personale. Pensare che queste strutture siano sempre in perdita è un insulto all'intelligenza media di chiunque.
E cosa dire degli orafi? 12.300 euro l'anno. Praticamente sarebbe meglio lavorare in catena di montaggio.
Per non parlare dei negozianti di scarpe che sarebbero sotto la soglia di povertà: 7.700 euro all'anno.
Anche i tassisti dichiarano meno di quanto qualcuno si possa aspettare: si parla di una media annua di 14.200 euro.
Posto che siano veritieri questi dati medi, francamente non si riesce a trovare la corretta chiave di interpretazione.
O l'Italia degli autonomi è veramente povera e quindi liberalizzare non creerebbe altro che un maggior numero di morti di fame, oppure l' Italia degli autonomi è un mondo di evasori.
Delle due, l'una.
Fonte: Corriere della Sera
Il Fatto Quotidiano 17/1/2012 pag 7
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