(aggiornamento: video-intervista ad un tassista di Milano)
Pare che a gennaio, a detta del premier Mario Monti e di qualche altro Ministro, ci sarà la resa dei conti per quanto concerne il tema delle liberalizzazioni: taxi e farmacie in prima fila, seguite da edicole e tabaccai.
Molti sono a favore, ma pochi si fermano ad ascoltare le opposizioni e le ragioni dei tassisti e dei farmacisti che non vogliono assolutamente un cambiamento nello status quo legislativo.
Noi abbiamo già reso in altri due articoli le opinioni di un tassista e la proposta di un comico per liberalizzare le licenze non danneggiando chi per quelle licenze si è indebitato.
Ora proponiamo una lettera di un tassista in cui si ribadiscono i motivi di riflessione dei tassisti e dove si paventa anche lo spettro di infiltrazioni mafiose una volta che le licenze saranno libere.
Rimaniamo a disposizione per chiunque, in termini civili, volesse esprimere la sua opinione a riguardo.
Buona Lettura.
"Di questi tempi l'argomento preferito dai media in genere, sembra essere l'argomento delle liberalizzazioni, lo stesso Corriere della Sera ci dedica molti articoli.
Quello che sorprende però, chi è più colpito da questa attenzione sono i farmacisti e i tassisti. Strano connubio!
Non entro nel merito dei farmacisti perchè, ritengo che sappiano da soli argomentare le loro ragioni della contrarietà alle liberalizzazioni. L'unica cosa su cui rifletto è che, se per ipotesi, una qualsiasi organizzazione a cui interessi riciclare e lavare il denaro sporco, potrebbe avvalersi di queste liberalizzazioni per fare una concorrenza all'esistente, vendendo i servizi sottocosto. Tanto il fine è risciacquare i soldi. Una volta fatti fallire i concorrenti, può diventare padrona del mercato e praticare i prezzi a lei più favorevoli. Fantapolitica? Fantaeconomia? Forse! Ma, mi permetta, almeno verosimile.Del resto abbiamo visto il proliferare dei centri commerciali come ha ridotto il commercio cosidetto vicinale.
Veniamo all'argomento che più mi interessa da vicino: i taxi e i lavoratori del comparto. Molti ci definiscono,lobby, corporazione, associazione a delinquere se non addirittura mafia. I più teneri dicono che difendiamo la nostra rendita di posizione, che le tariffe dei taxi sono carissime, se non le più care d'Europa, che ci vuole una liberalizzazione per praticare una libera concorrenza e per dare all'utenza un servizio migliore.
Se avrà la pazienza di leggermi le dimostrerò quanto sono errate queste affermazioni.
Certamente i tassisti si oppongono a una liberalizzazione perchè vedono in essa la distruzione del loro lavoro. Ogni lavoratore lotta per difendere il proprio lavoro, non vedo perchè noi non dovremmo farlo. Sappia che a ogni tassista servono circa cento euro giornalieri per pagare le spese (carburanti, manutenzione, ammortamento auto, radiotaxi, INPS, INAIL, IRPEF, bollo e via elencando). Aumentando a dismisura il numero dei taxi circolanti, le spese rimarrebbero tali, mentre gli incassi diminuirebbero proporzionalmente. Vista la campagna denigratoria nei nostri confronti, molti credono che siamo dei ricchi e quindi, ogni disperato che si trova senza lavoro (immigrati compresi) si avventurerebbe in questo lavoro, quando si accorgerebbe che il gioco non vale la candela, sarebbe troppo tardi.
Le ricordo inoltre, che fin'ora, le tariffe dei taxi sono stabilite dai comuni sulla base dei costi e dei ricavi, se si addivenisse ad una liberalizzazione, per fare la tanto decantata concorrenza, saremmo costretti a chiedere la contestuale liberalizzazione delle tariffe. Se lo immagina un viaggiatore in arrivo a un aeroporto dover mettere all'astala prprpia corsa? O dover sottostare a una tariffa esosa perchè arrivato tardi ed è rimasto un solo taxi? Fin'ora il tassametro rigorosamente piombato garantisce l'utente di una tariffa certa. Del resto, concorderà con me che nessuna liberalizzazione, fin'ora a portato vantaggi per il consumatore (carburanti, banche, assicurazioni) Forse qualche vantaggio c'è stato per la telefonia che resta comunque. la più cara d'Europa. Quindi è probabile la nascita di cartelli.
Se vogliamo parlare poi dello scandalo della compravendita delle licenze dei taxi vorrei chiederle: Dove sta lo scandalo?
E' forse uno scandalo se qualcuno si compra un bar o un cartoleria? Di certo una licenza di taxi costa meno di altre attività in proprio. Il suo prezzo, poi, segue la logica di mercato della domanda e dell'offerta. Di gente, in giro a spasso, ce n'è tanta, per fare il tassista, in fondo, basta saper guidare e quindi, la domanda aumenta e chi ha la licenza, se la tiene ben stretta o, al massimo, la passa ai figli diplomati o addirittura, laureati che non trovano un lavoro.
Se il governo attuale volesse proseguire nelle proprie intenzioni, ho paura che qualcuno possa fare dei gesti inconsulti
come è successo in Irlanda negli ultimi mesi (mi risultano 8 suicidi in sei mesi). Veda i siti quì sotto.
Le dirò che ultimamente, in Italia circa 60.000 famiglie vivono nel terrore. Vive nel terrore chi ha appena comprato la licenza indebitandosi all'inverosimile, solo per poter avere la certezza di un lavoro. Una eventuale liberalizzazione lo vederebbe impossibilitato a pagare i suoi debiti (lavorando 7 giorni su 7) e una licenza, che ormai non vale più niente.
Vive nel terrore chi ha acceso un mutuo e deve mantenere una famiglia, non potendo più pagare, si ritroverebbe in mezzo a una strada e il suo taxi sarebbe il solo riparo per dormire.
Vive nel terrore chi, come me, dopo una vita di lavoro, sperava di realizzare il frutto dei propri sacrifici (la licenza, a suo tempo, la pagai anch'io) per passare una vecchiaia decorosa e con 650,00 euro al mese proprio non ce lasi fa.
Ho paura che la tanto paventata liberalizzazione, non possa far altro che scatenare reazioni, che, per vedere quali saranno, basta andare a vedere le cronache della Grecia dell'estate scorsa.
Concludo che la tanta sbandierata scarsità di taxi, non dipende certo dal loro numero, perchè, quando questi passano le ore ai posteggi senza lavorare, nessuno se ne accorge. Ma certo dalle condizioni caotiche del traffico nelle città.
Ma questo è un altro discorso, che se vuole, potrò approfondire.
Napoleone Pedrielli
(Tassista di Milano)
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