Il 25 novembre ricorre la 'Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne', giornata che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite istituì nel 1999, con la risoluzione 54/134, al fine di sensibilizzare governi, organizzazioni governative e non governative, società civile e mezzi di informazione su tale fenomeno. La data ricorda il massacro delle sorelle Mirabal durante il regime domenicano di Trujillo che accadde proprio il 25 novembre del 1960
L’ ultima indagine ISTAT 2007 sulla violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia stima in 6 milioni e 743mila le donne tra i 16 e i 70 anni, che sono state vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della loro vita, il 31.9% delle donne in età censita. La violenza uccide le donne più degli incidenti stradali ed è la seconda causa di morte in gravidanza. L’indagine stima che il 96% delle violenze non venga denunciato
Il fenomeno della violenza sulle donne
resta pressoché invisibile, difficile da decodificare, carico di stereotipi. Il più diffuso è quello che vede nell ’immigrato l’aggressore-violentatore abituale, ma la violenza è un fenomeno trasversale, che interessa tutti gli strati sociali e viene perpetrata da uomini di ogni condizione.
resta pressoché invisibile, difficile da decodificare, carico di stereotipi. Il più diffuso è quello che vede nell ’immigrato l’aggressore-violentatore abituale, ma la violenza è un fenomeno trasversale, che interessa tutti gli strati sociali e viene perpetrata da uomini di ogni condizione.
Per cercare di intervenire dal punto di vista sanitario ad evento drammatico già avvenuto ,occorrerebbe realizzare una procedura operativa specifica per l’accettazione di pazienti vittime di violenza. Questa procedura dovrebbe vedere la stretta collaborazione dell’ASL ,degli ospedali , delle associazioni di volontariato di difesa della donna ...... per la presa in carico continuativa delle pazienti sul territorio, assicurata dai Consultori Familiari Accreditati che forniscono supporto psicologico e sociale.
L’ambito di intervento riguarda: l’accoglienza in pronto soccorso, le modalità della visita congiunta ginecologo-medico legale, la raccolta delle prove, la gestione del rischio di malattie sessualmente trasmesse, con follow up della durata di 180 giorni.
Si tratta di un impegno molto importante, che comporta il continuo aggiornamento del personale oltre che la necessità di mantenere alto il grado di attenzione al problema. Prezioso sarà l’apporto dei Centri di Pronto Intervento esterni che, al momento della dimissione, si faranno carico di accogliere le donne anche con figli vittime di maltrattamento familiare.
L’impegno dei sanitari si colloca nella consapevolezza che il percorso di supporto intra ed extra ospedaliero possa garantire alle vittime di violenza l’assistenza sanitaria, sociale e psicologica nel tentativo di interrompere la spirale della violenza. Il fenomeno della violenza sulle donne resta pressoché invisibile, difficile da decodificare, carico di stereotipi. Il più diffuso è quello che vede nell’immigrato l’aggressore-violentatore abituale, ma la violenza è un fenomeno trasversale, che interessa tutti gli strati sociali e viene perpetrata da uomini di ogni condizione.
Il personale sanitario ospedaliero che lavora nell’emergenza deve confrontarsi sia con eventi acuti sia con storie di accessi ripetuti per percosse. Spesso le percosse vengono attribuite dalla paziente a cadute accidentali, o a aggressioni da estranei. Sta alla preparazione dell’infermiere o del medico saper decodificare racconti, sintomi e lesioni per attivare la procedura prevista per la violenza sessuale e per il maltrattamento.
Un impegno che oggi deve essere riaffermato anche per incoraggiare le donne a vincere la paura e a rivolgersi con fiducia alle strutture sanitarie.
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