Un giovane scrive al noto giornalista .
Gentile signor Severgnini,
sono un diciannovenne che ama la politica e l’arte bella scrittura; e come tutti quelli che hanno una passione coltivo le mie con dedizione, indipendentemente dai risultati. Ho dei sogni, come tutti i giovani, e per realizzarli sono pronto a fare sacrifici, a rinunciare a qualche piacere, perché penso sia giusto così. Ho dei sogni,
sono un diciannovenne che ama la politica e l’arte bella scrittura; e come tutti quelli che hanno una passione coltivo le mie con dedizione, indipendentemente dai risultati. Ho dei sogni, come tutti i giovani, e per realizzarli sono pronto a fare sacrifici, a rinunciare a qualche piacere, perché penso sia giusto così. Ho dei sogni,
sono pronto a seguirli, ma sono ben attento ai limiti che ciascuno ha: non esiterei a lasciare il passo a chi merita più di me.
Critico il mio Paese, come tutti coloro che lo amano, ma non lo mortifico, perché mi sento una sua parte integrante. Ho come stella cometa un sistema valoriale pressoché estinto, basato su legalità, merito, moralità, amor di patria. Sono un convinto sostenitore dello stato liberale, e sono sicuro che il nostro non lo sia.
Un paese che seleziona la propria classe dirigente sulla base di criteri alquanto discutibili, come bellezza, ricchezza e disponibilità sessuale, non è un paese liberale: è un paese clientelare.
Realizzare ciò che voglio sarebbe più semplice all’estero, dove chi si impegna è lodevole, non un fesso; ma io voglio rialzare il mio Paese, voglio impegnarmi qui, nella mia patria. Probabilmente sbatterò la testa, come succede a molti giovani, ma non voglio arrendermi, voglio provarci, perché i grandi progetti che ognuno di noi ha, se sono davvero tali, non possono essere oggetto di compromessi, non sono vendibili a un Padrone. P.s. Le ho scritto perché so quanto abbia cuore la “questione giovanile” e perché rappresenta un esempio, umano e professionale, che tengo volentieri nel mio Pantheon laico. Cordiali saluti,
Alessandro Cogoni,
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