Recentemente abbiamo affrontato il tema della disoccupazione giovanile ,oggi ci occupiamo di coloro che , non più giovani per il mercato ed il lavoro l’hanno perso
Infatti si moltiplicano i casi di coloro che, avendo perso il lavoro dopo i 35-40 anni si trovano nell’impossibilità di procurarsene uno .
Ad un nostro conoscente operaio, Filippo, padre di famiglia, sta per terminare la cassa integrazione a zero ore e, nonostante da tempo stia bussando a svariate aziende, il risultato è univoco : non c’è possibilità di lavoro .
A 42 anni, la sua prospettiva
è quella di fare il “ casalingo” ,mansione che già svolge da quando l’azienda ha chiuso tre anni fa . Allucinante ,avvilente per un uomo in piena salute che non vuole arrendersi al fatto di vivere con lo stipendio della moglie impiegata ,che dovrà essere sufficiente per 4 persone :moglie ,marito e due figli in tenera età .
è quella di fare il “ casalingo” ,mansione che già svolge da quando l’azienda ha chiuso tre anni fa . Allucinante ,avvilente per un uomo in piena salute che non vuole arrendersi al fatto di vivere con lo stipendio della moglie impiegata ,che dovrà essere sufficiente per 4 persone :moglie ,marito e due figli in tenera età .
Molto più “ interessante e stimolante “ era l’attività di Giovanna ,43 anni, grafica presso una piccola società che lavorava per ditte importanti .
La crisi ha ridotto il baget di queste società ,e lo studio per cui lavorava ha dovuto chiudere .
Giovanna ha inviato innumerevoli curriculum a dritta ed a manca , dichiarandosi disponibile a svolgere lavori diversi dalla sua professionalità : i rarissimi colloqui si infrangevano sempre sulla barriera dell’età. Per lei oltre che disoccupata, c’è la sfortuna di essere donna, situazione che in Italia per chi perde lavoro significa la quasi totale “morte civile”.
Filippo e Giovanna sono esempi di cosa significhi la perdita di lavoro in età ritenuta non più giovane per lo scarso mercato : per loro non c’è neppure uno straccio di “ lavoro a chiamata”,” lavoro a progetto “…..
Fino a qualche anno fa lo stereotipo del disoccupato sopra 40 anni era quasi sempre riferito ad un manager di alto livello, liquidato con una super buonuscita e incapace di fare alcunché che non fosse comandare; oppure a un travet, completamente digiuno di computer e lingua inglese abituato a passare le giornate mettendo timbri e archiviando a mano polverose pratiche.
Oggi la situazione è completamente degenerata e nella condizione di disoccupato invisibile si trovano fasce sociali trasversali, alte medie e basse, con lauree o diplomi, anni di esperienza e specializzazioni; colletti bianchi e lavoratori poco qualificati. Tutti accomunati da un unico problema: essere usciti dal mercato del lavoro e non riuscire più a rientrarci.
Il fenomeno della disoccupazione, già di per se drammatico, nel caso degli Over 40 assume contorni ancora più pesanti se pensiamo che gran parte di queste persone ha una famiglia e degli impegni sociali (mutuo, affitto, famiglie monoreddito) a cui far fronte.
Nella maggior parte dei casi, non gode nemmeno degli ammortizzatori sociali che vengono riconosciuti nell’ambito delle grandi ristrutturazioni o dismissioni aziendali tipo Alitalia.
Inoltre, basta aprire un qualsiasi giornale o soffermarsi davanti alle vetrine delle Agenzie per il lavoro per constatare che un’alta percentuale delle poche offerte di lavoro pone vincoli di età molto limitanti. Viene da chiedersi perché per fare il consulente di vendita di veicoli si debbano avere al massimo 35 anni,( ma anche le impiegate, gli agenti farmaceutici o i formatori senior…)… ed avere un’esperienza di un cinquantenne !
Tra l’altro questi vincoli sbandierati alla luce del sole sono anche fuorilegge. Esiste infatti un Decreto Legislativo del 9 luglio 2003, n. 216 "Attuazione della direttiva 2000/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro" pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 187 del 13 agosto 2003 che all’articolo 3 recita:
“Il principio di parità di trattamento senza distinzione di età si applica a tutte le persone sia nel settore pubblico che privato con specifico riferimento alle seguenti aree: accesso all'occupazione e al lavoro, sia autonomo che dipendente, compresi i criteri di selezione e le condizioni di assunzione…”
“Il principio di parità di trattamento senza distinzione di età si applica a tutte le persone sia nel settore pubblico che privato con specifico riferimento alle seguenti aree: accesso all'occupazione e al lavoro, sia autonomo che dipendente, compresi i criteri di selezione e le condizioni di assunzione…”
Che qualcuno provveda ad eliminare l’aberrazione del limite di età nelle assunzioni, nei concorsi ….!
Tra l’altro in Italia un giovane laureato difficilmente trova subito lavoro,ma , sperare di essere più “ appetibile” sul mercato frequenta costosi master ,in Italia e all’estero, si sottopone ad infiniti stages …e ,forse dopo i 30 anni qualche lavoro a tempo determinato lo trova .
E i fatidici 35-40 anni sono vicini .
Questa è la drammatica realtà .
Fino a quando le istituzioni continueranno a far finta di niente?
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